Quante volte, dopo un certa età, ci si trova a dover ammettere:” Ce l’ho sulla punta della lingua, ma non mi viene!” Sono i nomi, che sembrano giocare a nascondino con la nostra memoria e, più gli anni avanzano, più queste defaillances ci affliggeranno.
Ma non bisogna vergognarsi, né preoccuparsi troppo: si tratta di un fenomeno normale ed è ormai dimostrato dalla scienza che è molto più precoce di quanto si potesse pensare. Infatti lo studio di due importanti strutture, l’University College di Londra e il Centro di ricerche epidemiologiche di Parigi, dimostrano che il declino delle facoltà di ragionamento e di memoria comincia nel 3,6 % degli uomini e delle donne già dopo i 45 anni. Questi scienziati hanno sottoposto un campione di persone a una serie di 65 test verbali e matematici per valutare il ragionamento deduttivo e le capacità di individuare regole e principi. La direttrice della ricerca ha concluso che, vista la crescita esponenziale di anziani nel mondo, comprendere il processo di invecchiamento cerebrale sarà una delle sfide del secolo. Purtroppo per ora si può agire solo sulla prevenzione, ma si spera che ulteriori studi trovino la chiave per aggredire il problema.
Esistono quindi delle strategie per evitare che questo deterioramento possa sfociare col tempo nella demenza. Intanto bisogna sapere che cuore e mente sono profondamente correlati, per cui le prescrizioni indicate per il buon funzionamento della circolazione, come attività fisica e dieta equilibrata, proteggono anche la memoria. Ma ci sono degli elementi più specifici, derivati dal cibo, che possiamo assumere come alleati: oltre alla già nota azione degli Omega 3 (presenti in gran numero nei nostri sardoni e sgombri), si è scoperto l’effetto benefico di altri alimenti naturali che contengono flavonoidi: non dispiacerà certo fare uso costante di tè verde, mirtilli e, udite udite, vino rosso! Infine citiamo il magnesio, che aiuta la memoria spaziale e associativa.
Un antidoto che non ci si aspetterebbe per mantenere in forma la nostra mente deriva dalla musica. E’ stato dimostrato che chi suona uno strumento ha un cervello più plastico a qualsiasi età, perché la musica favorisce la capacità di concentrazione, la memoria e perfino il quoziente intellettivo. Altro rimedio, accessibile a tutti, è l’esposizione alla luce, che incide sull’orologio biologico e sulla secrezione ormonale, aiutando le facoltà logiche e matematiche e accorciando il processo di reazione agli stimoli. Una bella passeggiata, oltre a influire sulla nostra salute generale, agisce anche sulla nostra psiche, tanto che può addirittura equipararsi a un antidepressivo.
C’è un altro fattore curativo scoperto di recente: la stretta relazione tra sonno e memoria. Dormendo i neuroni riorganizzano le loro connessioni, eliminando quelle sovrabbondanti e rafforzando quelle utili. Purtroppo molti anziani soffrono d’insonnia: che sia anche questo un fattore scatenante la perdita di memoria?
Infine, rallegriamoci con una buona notizia, che richiama la favola della lepre e della tartaruga: il cervello più lento, ma più sicuro di sé dei vecchi, va più lontano di quello a reazione immediata dei giovani. Lo sostengono degli scienziati canadesi, che dimostrano come l’anziano sappia amministrare meglio la propria materia grigia, perché ha più esperienza e non mette in azione la risposta a uno stimolo o alla soluzione di un problema prima di averci ragionato sopra. La scienza, così, pone l’avallo a un antico luogo comune: invecchiando si diventa più saggi!