LE FILASTROCCHE – di Giacomo Sfetez, psicologo e musicoterapeuta

Il Vocabolario della Lingua Italiana dell’Istituto Treccani definisce la filastrocca come una “canzonetta o composizione cadenzata … che viene recitata dai bambini nei loro giochi, o anche dagli adulti per divertire, quietare, addormentare i bambini stessi”. Solitamente la narrazione della filastrocca avviene per mezzo della voce, unendo a questa la componente gestuale.

Come riportato da Luciana Melon nel volume dedicato alla filastrocca circoscritta ai dialetti dell’area Alto – Adriatica (2014), considerando i contenuti e le funzioni d’uso dei giochi infantili orali e delle filastrocche, è possibile suddividere queste canzonette in 5 tipologie: la ninna nanna, la conta, la filastrocca enciclopedica, la filastrocca nonsense, la filastrocca canzonatoria, la filastrocca oratoria

La ninna nanna:
La ninna nanna rappresenta una forma di filastrocca volta a favorire il rilassamento e il sonno del bambino. Presente in tutte le culture, la storia di questo genere di canzonetta è antichissima: si narra, in tempi arcaici,
dell’esistenza di una dea conosciuta con il nome di Nenia (sinonimo in uso ancor oggi con il quale fare riferimento ad un canto monotono e sussurrato come, appunto, la ninna nanna), capace di intonare canti in grado di addormentare i neonati. Al di la’ dei riferimenti mitologici, vengono riportate anche testimonianze databili al periodo romano.

Alle usanze popolari vengono inoltre affiancati gli esempi di musica “colta”. Uno tra questi è il il Wiegenlied: Guten Abend gute Nacht per pianoforte e voce solista, composta dal celebre musicista tedesco Johannes Brahms e l’altrettanto famoso tema e variazioni per pianoforte Berceuse ad opera di Frederyck Chopin. Chiamando in causa protagonisti come la Befana, l’uomo nero e, naturalmente, la mamma, un esempio tratto dalle più celebri tra le ninne nanna è il seguente.

Ninna nanna, ninna ò
questo bimbo a chi lo dò?
Lo darò alla befana
che lo tenga una settimana,
Lo darò all’uomo nero
che lo tenga un anno intero
Lo darò alla sua mamma
che gli faccia far la nanna.

Funzione ludica: La conta

La conta rappresenta una tra le possibili applicazioni pratiche della filastrocca. In occasioni come questa, i partecipanti (adulti o bambini), disposti in cerchio, vengono toccati sulla spalla, sul piede o sulla mano dal componente incaricato a recitare il testo della filastrocca. Alla fine della conta, l’ultimo ad essere indicato sarà il partecipante designato a portare a termine un dato incarico. Come per la ninna nanna, anche per questo
genere di filastrocca, le origini sono molto antiche. L’incipit della conta qui riportato a scopo esemplificativo potrebbe derivare da un originale in lingua latina precedente al V secolo: gli esperti credono che il celebre “ambarabà ciccì coccò” derivi da un testo latino che recitava più o meno in questo modo: “Hanc para ab hac quidquid quodquod” la cui traduzione, in italiano, potrebbe essere la seguente: “Ripara questa mano (mano che è sottintesa) da quest’altra (che sta facendo la conta)” (Melon, 2014).

La parte testuale conseguente all’inciso, prosegue l’Autrice citando Umberto Eco, “potrebbe avere una datazione non anteriore all’anno Mille, cioè all’istituzione di una qualche università in quanto la fanciulla di cui parla la canzonetta è la figlia di un “dottore”. Quasi a confermare l’origine talvolta magica, spesso religiosa di certe filastrocche, alcuni studiosi attribuiscono alle tre “civette” citate nel testo, un collegamento con il mondo della magia e delle streghe e gli animali – come, appunto, le civette – che queste usavano portare appresso.

Ambarabà ciccì coccò
Tre civette sul comò
che facevano l’amore
con la figlia del dottore
il dottore si arrabbiò
ambarabà ciccì coccò.

Funzione educativa: la filastrocca enciclopedica

Già in passato le mamme e le nonne, responsabili dell’educazione di neonati e bambini entro le mura domestiche, riconoscevano a conte e canzonette un ruolo di centrale importanza nella trasmissione di conoscenza. Oggi, anche grazie anche ai contributi derivanti da studi di pedagogia e di psicologia evolutiva, le filastrocche inserite nei programmi scolastici rappresentano un valido espediente didattico, utile ai bambini nel corso dell’apprendimento.

Per portare un esempio, la filastrocca selezionata – tra le tante esistenti nella tradizione popolare – vuole essere occasione per insegnare al bambino i mesi dell’anno

Trenta dì conta novembre
con april giugno e settembre
di ventotto ce n’è uno
tutti gli altri ne han trentuno
Funzione ricreativa: la filastrocca senza senso

All’interno di questa categoria, tra filastrocche, conte e cantilene, possono essere considerati molti generi testuali tutti però accomunati dal fatto che, il testo in se’, non assume un significato ben definito. Le filastrocche senza senso non hanno inoltre una finalità educativa o di accompagnamento al sonno bensì vengono spesso accompagnate ai giochi, soprattutto quando svolti in gruppo. Oltre allo scopo ludico inoltre, le filastrocche nonsense partecipano, oltre alla già citata finalità educativa, allo stimolazione di abilità motorie, mimiche, gestuali e mnemoniche del bambino. Un esempio celebre di una filastrocca senza senso è rappresentato da Giro giro tondo.

Giro giro tondo,
casca il mondo,
casca la tera,
tutti giù per terra
Funzione ricreativa: la filastrocca canzonatoria

Nella filastrocca canzonatoria il testo ha l’obiettivo di ridicolizzare una situazione o una figura ben precisa. In questo genere di tiritere, dove il linguaggio utilizzato è quello
popolare, alle volte schietto altre volte tendenzialmente volgare, nessuno viene risparmiato: dai Santi agli aristocratici, dagli anziani ai bambini, nessuno si esime dalla presa in giro.

Per rendere l’idea, della filastrocca canzonatoria è stata scelta una dedicata alla festività del 6 gennaio, l’Epifania, dove la Befana viene dipinta, come la tradizione impone, con scarpe rotte, cappello a punta e ampio vestito rattoppato!

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col vestito alla romana
viva viva la Befana

Funzione religiosa: le orazioni

Nel momento in cui la filastrocca incamera figure e riti sacri allora si può parlare di preghiere in rima. Come puntualizzato anche da Melon (2014), nonostante i riti religiosi
siano rigidamente definiti dalla pratica religiosa e come tali non lascino eccessivo spazio a fantasia e inventiva, passando in rassegna gli esempi più rappresentativi alcuni dei quali comuni a più culture europee, si può comunque ravvisare in alcune di esse i tratti di una “religiosità genuina”, artisticamente evidenziata dal linguaggio popolare semplice e spassionato, spesso a metà strada tra l’italiano e i dialetti del luogo.

Le filastrocche a sfondo religioso riguardano temi legati alla figura di Gesù Cristo la Madonna e numerosi santi e sono l’occasione anche per manifestare la propria devozione verso la propria fede alla quale, non di rado, si richiede protezione e aiuto. Per la finalità di questa nostra breve rassegna, è stata selezionata una filastrocca che tratteggia l’immagine di un bambino che, steso a letto negli istanti prima di addormentarsi, si raccomanda al Signore affinché lo protegga da “fatti brutti” durante il sonno.

Padre nostro piccinin
che mi levo di mattin
che mi faccio la croce in fronte
che fatti brutti non incontri.

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