Arti marziali e deterioramento cognitivo

Le ricerche scientifiche hanno evidenziato come la pratica delle arti marziali sia in grado di influire positivamente sulle funzioni cognitive e incrementare la neuroplasticità, non solo nei soggetti in età giovane e adulta, ma anche tra individui al di sopra dei 70 anni.

Le arti marziali sono nate più di 3000 anni fa nello Sri Lanka, diffondendosi in Cina, India, Corea basate per lo più sul concetto taoista di ying e yang ma da modalità di autodifesa si sono evolute nei secoli in esercizi per la salute e il benessere. Tai Chi, taekwondo, yoga nelle sue varie forme promuovono il benessere psicologico perché coinvolgono le persone in comportamenti che enfatizzano il controllo dei movimenti e la loro ripetizione e stimolano di conseguenza varie funzioni cognitive quali la concentrazione, l’attenzione prolungata, la velocità di elaborazione, la precisione.

Ricercatori dell’Università di Sidney hanno dimostrato come esercizi di Tai Chi migliorino la quantità di sonno degli anziani e riduca il numero delle cadute tanto che questa disciplina è stata definita l’arte marziale della longevità.

Negli Istituti clinici Zucchi in Italia presso l’Unità operativa di riabilitazione specialistica neurologica ad alta complessità sfruttano i benefici del Tai Chi per ridurre i disturbi dell’equilibrio e della instabilità posturale in pazienti affetti da Parkinson.

Riportiamo un altro studio (Cho et al., 2019) che ha coinvolto 40 donne con un’età media di 69 anni. Il campione è stato suddiviso in un gruppo di training di taekwondo della durata di 16 settimane e in un gruppo di controllo e i risultati emersi dimostrano un significativo aumento dei livelli plasmatici dei fattori neurotrofici e un incremento della prestazione cognitiva.

Sembra che la pratica del taekwondo lavori su un piano multidimensionale: neuroplastico (incremento degli indicatori neurotrofici), cognitivo (capacità di concentrazione e controllo), fisico (flessibilità, forza e precisione), emozionale (mediazione, controllo delle emozioni) e sociale (rispetto reciproco e responsabilità individuale). Tutte queste caratteristiche rendono il taekwondo una pratica che può ritenersi indicato per rallentare i processi di neurodegenerazione fisiologica in età avanzata e per migliorare la performance cognitiva soprattutto nei soggetti più giovani.

In una recente ricerca del 2022 ci si è chiesti se la pratica dello yoga può prevenire l’atrofia della materia grigia nelle donne a rischio di demenza di Alzheimer. I risultati hanno evidenziato che nel gruppo che ha praticato per dodici settimane un particolare tipo di yoga – chiamato Kundalini Yoga – associato ad una meditazione yogica chiamata Kirtan Kriya il volume di materia grigia era rimasto stabile.

La pratica dello yoga è stata recentemente identificata come un intervento non- farmacologico che potrebbe avere effetti neuroprotettivi, con un conseguente impatto positivo sulla salute psico-fisica degli anziani sani e dei pazienti con decadimento cognitivo.

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