Andiamo a parlare di un mezzo di trasporto che, purtroppo, nella città di Trieste non vediamo più. Ve lo ricordate il vecchio tram?
Le porte esterne erano in legno, all’interno delle panche lunghe anche queste in legno e sul soffitto pendevano delle maniglie sostenute da cinghia di cuoio. In corrispondenza della porta d’entrata, posta posteriormente, c’era un’ampia zona per i passeggeri prima del posto di distribuzione dei biglietti. E lì c’era una persona in divisa con cappello con visiera: il bigliettaio.I passeggeri appena saliti se lo trovavano subito davanti, per cui era buona creanza avere già in mano la somma necessaria a pagare il biglietto, pochi spiccioli, onde evitare che si formasse l’ingorgo di persone in attesa di corrispondere il dovuto a loro volta. Il bigliettaio era preposto a far rispettare l’ordine all’interno del mezzo pubblico, e spesso dirigeva i passeggeri con il tradizionale “ Avanti c’è posto “! Nella nostra città fino alle 8.30 si poteva acquistare il biglietto “ verde “ che permetteva di fare gratis la corsa del ritorno.
Il primo collegamento cittadino per mezzo di un tram trainato da cavalli risale al 1883 mentre la trazione elettrica iniziò nel 1900 e nel 1925 le linee vengono contraddistinte da numeri. Come non ricordare il mitico 6 che andava a Barcola e d’estate era strapieno oppure il 9 che da San Giovanni arrivava fino al Bagno Ausonia con classica fermata per il famoso Pedocin.
Poi ci fu un rapido declino a favore delle filovie e degli autobus.
L’unica linea di trasporto su rotaia rimasta nel capoluogo giuliano, dopo la soppressione della rete urbana, avvenuta nel 1970, era la tranvia di Opicina (tram de Opcina in dialetto ). Caratteristica unica in Europa era quella di possedere un tratto di circa 800 m in forte pendenza lungo il quale le vetture vengono spinte (in salita) o trattenute (in discesa) da carri scudo vincolati ad un impianto funicolare.