Botteghe di una volta – di Francesco Cardella

Piccole abitudini, grandi nostalgie. Nello scrigno dei ricordi di molti anziani figurano anche le botteghe di una volta, magari quelle “ sotto casa”, teatri del rito della spesa fatta anche di dialogo, incontri e contatto, dove la scelta dei prodotti era una liturgia da vivere tra bilance ben in vista, sacchi di iuta, vasi di vetro e cassette di legno.

Per le nuove generazioni sono aspetti per lo più vintage, per gli altri il tema assume diversi colori, giocati tra l’assetto sociale e i ritmi di un tempo. L’anziano sembra dunque nutrire una certa nostalgia per gli esercizi commerciali in auge nella prima metà del Novecento, quando, per intenderci, i supermarket non erano ancora ipotizzabili, almeno in Italia (nasceranno in concomitanza del boom economico nel 1957 a Milano sotto l’egida Esselunga) mentre negli Stati Uniti troneggiavano sin dal 1930 con la sigla King Kullen. Al supermarket ci si reca solitamente per un carico cumulativo, magari per una settimana o un mese intero, alla bottega all’angolo si andava quasi quotidianamente. Una differenza che pesa in termini soprattutto emotivi e che rende intenso il retaggio per l’anziano, spesso poco coinvolto dal circo delle etichette e delle offerte dei grandi market.

Già, perché? “ Vigeva forse una nota affettiva forte – sottolinea Mauro Cauzer, psicologo e portavoce dell’ARIS – si era solito andare a fare quattro chiacchiere con il “botegher” o con gli altri clienti che aspettavano il loro turno, offrendo l’opportunità magari per qualche piccolo pettegolezzo e ponendo l’occhio clinico sulla scelta dei prodotti a vista”. Già, i prodotti. Lo strato di nostalgia in questione spesso non si rivolge alla qualità ma di fatto tutto era a “vista” nelle vecchie botteghe e offriva una tavolozza di profumi, colori e materie, il tutto ordinato, anzi catalogato da piccole targhette con il prezzo disegnato con il gessetto.

E vogliamo parlare dei costi? Altri tempi anche in chiave di risparmi ma a quelli ci pensava spesso anche il rapporto instaurato con il bottegaio di fiducia, propenso a far credito segnando sul “libretto”: “ Difficile ipotizzare un ritorno all’antico – afferma ancora Cauzer – ma le botteghe di un tempo suggeriscono un clima rimpianto dagli anziani, specie per la natura dei rapporti che poteva generare e che ora si disperdono tra i grandi magazzini. Riproporre modelli del genere sarebbe però utile e appropriato – conclude lo specialista dell’ARIS – non solo a livello commerciale ma per una misura più umana del quotidiano”.

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