BRICIOLE DI FILOSOFIA dialogo di Carlo Della Bella – L’incognita DIO Settima puntata

….. Comunque, sentiamo.

FILOSOFO – A parte i più antichi filosofi greci che vedevano l’origine di tutte le cose in principi naturali, come l’acqua o il fuoco, il primo in cui troviamo una concezione della divinità esente da caratteristiche umane credo sia Aristotele: per lui Dio si identifica nell’atto puro privo di materia, nel motore immobile che tutto muove e da niente è mosso, nella causa prima incausata, causa finale a cui tutto tende, non causa efficiente che fisicamente produce. La sua concezione di Dio, cioè la sua teologia, non ha niente di religioso, deriva dalla fisica e dalla metafisica, cioè dalla concezione dell’essere. Ci vorrà un serio sforzo di adattamento e trasformazione da parte dei filosofi medioevali per rendere la teologia aristotelica compatibile con le esigenze religiose del tempo.

AMICO – Tra gli antichi solo Aristotele?

FILOSOFO – No, dopo di lui certamente Plotino il quale – all’inizio del III secolo d.C. – rielaborando nel neoplatonismo la teoria delle idee di Platone, in particolare l’idea di Bene, sosteneva che non abbiamo altro modo di definire la divinità se non col termine di Uno, in greco En, cioè l’insieme delle infinite determinazioni della realtà ancora indifferenziate: dall’Uno si irradiano, per emanazione, l’Intelletto e l’Anima del mondo, via via fino alla materia, concepita negativamente in quanto degradazione o privazione di essere, cioè di bene.

AMICO – Ecco finalmente un vero filosofo, che mi dà ragione: ho sempre pensato che i filosofi dicono cose incomprensibili.

FILOSOFO – Io l’ho concentrato all’estremo, ma con Plotino può succedere di perdersi, di non venirne a capo anche a chi, non privo di competenze, si sobbarca la lettura delle sue “Enneadi”. Lasciamolo stare.

AMICO – Per quel poco che so, adesso salteremo a piè pari il Medioevo, immagino: la presenza dominante della Chiesa avrà scoraggiato concezioni di Dio astratte e troppo filosofiche.

FILOSOFO – Avresti ragione, se non ci fosse stato Sant’Anselmo. Quest’abate del lontano monastero di Bec in Normandia – siamo ancora prima di Plotino, all’inizio del II secolo d.C. – fece questa brillante pensata: basta accettare di Dio la definizione che è “ciò di cui non si può pensare niente di più grande” e il gioco è fatto; bisognerà crederlo per forza esistente, perché, se nella definizione mancasse qualcosa, nel caso l’attributo “esistenza”, non sarebbe più tale.

AMICO – Credo di aver capito, almeno mi sembra.

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