Briciole di Filosofia Terzo dialogo di Carlo Della Bella L’incognita Dio sesta puntata

….. D’accordo, sentiamo.

 

FILOSOFO – Naturalmente molto in breve. Il rischio di fondo, in questo caso, è attribuire alla divinità aspetti umani, come hanno fatto un po’ tutte le mitologie e le religioni antiche. Con un’altra parola difficile, si chiama antropomorfismo religioso. Ne era già consapevole Senofane di Colofone nel VI secolo a. C. se in un suo frammento leggiamo: «Gli uomini credono che gli dei abbiano nascita, voce, corpo simili a loro; così gli Etiopi raffigurano i loro dei camusi e neri, i Traci dicono che hanno occhi azzurri e capelli rossi… e io credo che anche i buoi, i cavalli, i leoni, se potessero, immaginerebbero la divinità a loro somiglianza.» E all’antropomorfismo fisico, molto comune per esempio nella religione egizia, si accompagna quello spirituale, cioè attribuire alla divinità pensieri, sentimenti, intenzioni di noi umani. Quasi – come ammoniva Feuerbach, un filosofo amico di Marx prima che questi lo criticasse – fossimo noi a creare gli dei e non viceversa.

 

AMICO – Ma di questo “antropomorfismo” ci siamo liberati?

 

FILOSOFO – Non proprio. É meno facile di quanto possa sembrare, Basti pensare – per l’ebraismo e il cristianesimo – che nella Genesi (I, 27) è detto «Dio creò l’uomo a sua immagine ». Lasciamo stare che subito dopo il testo sacro continua «lo creò maschio e femmina», affermazione divina che oggi apre spinosi problemi di genere. Del resto cosa c’è di più umano che rivolgersi a Dio come “Padre nostro”? Anche qui sorvoliamo sull’aspetto maschilista, per così dire: chiamare Dio “Madre nostra” (un Papa ci aveva provato, ma è durato poco) non sposterebbe il problema dal punto di vista dell’antropomorfismo.

 

AMICO – Ma allora come ne veniamo fuori? Cioè, se pensiamo che esista, come dovremmo immaginarci la divinità?

 

FILOSOFO – É questo il punto. O lo scoglio, se vuoi. Perché quasi tutti (non sono molti) i pensatori che hanno provato, immaginando un dio privo di caratteristiche umane, sono finiti male, almeno finché le chiese hanno potuto condannare e punire i colpevoli di eresia.

 

AMICO – Mi hai incuriosito: a che “Dio” si può pensare che non ci assomigli per niente, non abbia niente di umano? Non accende la fede, anzi mi fa un po’ paura.

 

FILOSOFO – É vero, non ti fidi di lui perché dubiti che ti starà a sentire, se gli chiedi qualcosa. Ma vedi, così vuoi che ci sia un Dio al tuo servizio, che ti possa essere utile, proprio come potrebbe esserlo un personaggio potente e facoltoso nella vita terrena. Ci sei dentro in pieno: antropomorfismo.

 

AMICO – Avrai ragione, ma mi sto convincendo che un Dio un po’ antropomorfo in fondo non mi dispiace; mi sembra quasi una precondizione per crederci. Comunque, sentiamo.

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