CENTO E OLTRE: la ricerca dell’eterna giovinezza – di Giorgetta Dorfles

L’aumento della durata della vita è sotto gli occhi di tutti, ma arrivare all’età di Matusalemme, ai 969 anni, sembra un traguardo limitato alla narrazione biblica. C’è invece chi, come il gerontologo Aubrey de Grey, si lancia in previsioni fantascientifiche: “I futuri millenari stanno già in mezzo a noi”. Lo smentisce la futurologa Sonia Arrison di un Istituto di ricerca della California, conteggiando cifre più sostenute, ma pur sempre sorprendenti: “Un’età media di 150 anni è raggiungibile in un futuro vicino”.

Ma su cosa si basano affermazioni di questo tipo? Non bastano certo i dati forniti dalle statistiche americane che calcolano, sulla base del trend attuale, una popolazione di ultracentenari superiore alle 600 mila unità già nella metà del secolo. Il vero salto di qualità si fonda sulle ricerche in corso sul gene della longevità. Per ora sono i vermi a vedere raddoppiata la durata della vita, solo disattivando un singolo gene chiamato daf-2, ma la loro sopravvivenza può diventare sei volte superiore grazie al gene daf-16. Sembra un gioco da ragazzi, ma il trasferimento di questa procedura alla specie umana non è così automatico, anche se equivarrebbe, spiega la Arrison, a raggiungere la quota di 500 anni.

Ma siamo sicuri, ammesso che il procedimento vada avanti, di voler vivere tanto più a lungo, col pericolo di sottostare al disagio e alle sofferenze legate alle malattie proprie della vecchiaia? Anche qui la Arrison ci rassicura, dato che la scienza sta studiando anche il modo di vivere meglio, ad aumentare non solo la durata ma anche la qualità della vita. Il progetto si basa sui pezzi di ricambio: come in un automobile, gli organi deteriorati vengono sostituiti con quelli nuovi. Per un’operazione su larga scala non bastano ovviamente gli organi trapiantati dai donatori, il compito sarà affidato a quelli creati ex novo. Il laboratorio più all’avanguardia in questo campo è il Wake Forest Institute for Regenerative Medicine nel Nord Carolina. Questo istituto ha già cominciato a costruire vesciche artificiali per i bambini che nascono con un difetto congenito. Adesso lavora alla produzione di altri organi, tra cui ossa e fegato, ma naturalmente è il cuore su cui si punta, visto che la mortalità degli anziani è principalmente dovuta a malattie di tipo cardiovascolare. L’Università del Minnesota è già riuscita a costruire il cuore di un topo, ma sono quelli di maiale, più simili ai nostri e già largamente usati nella sostituzione delle valvole cardiache, a cui si affida la speranza dei ricercatori.

Resta da capire se si salveranno al contempo i tessuti cerebrali, se la nostra mente riuscirà a saltare l’ostacolo del decadimento dei neuroni per accompagnare degnamente i corpi restaurati. Forse non è un caso se la nostra cultura ci ha sempre messo in guardia dal delirio di onnipotenza, collegandolo a un patto col diavolo. Dal mito di Faust, rielaborato da Goethe e Thomas Mann, al “Ritratto di Dorian Gray”di Oscar Wilde, in letteratura la ricerca dell’eterna giovinezza ha sempre comportato un prezzo molto caro.

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