Seconda ora di lezione
Prof: Vi ricordate, ci eravamo lasciati che dovevo darvi qualche definizione di filosofia.
Alunna (quella intelligente): Sì, doveva dirci cos’è la filosofia. (Non lo dice, ma si capisce che voleva aggiungere: Ma non c’è riuscito.)
Il Prof intuisce quello che la classe pensa in quel momento: Se insegna filosofia e non solo non sa dirci cosa sia, ma neanche sa lui cosa insegna, un po’ fuori dev’essere.
Si fa forza e riprende: D’accordo ragazzi, questa è la domanda di fondo.
Alunno: Adesso stiamo ripetendo la lezione dell’altra volta, per chi non c’era?
Prof: No, chi non c’era si faccia dare gli appunti. Mi lasciate continuare o no?
La classe lo guarda, gli alunni si guardano tra di loro, un po’ stupiti.
Prof continua (pensando che in fondo lo pagano per questo, anche se poco): Aristotele, per esempio, dice che la filosofia nasce dallo stupore, dalla curiosità Mi sembra una buona definizione, per cominciare.
Alunno: Cosa vuol dire?
Prof: Vuol dire (piccola scimmia antropoide, per un attimo lo pensa, ma non lo dice naturalmente) che quando noi non accettiamo le cose così come sono, ritenendole ovvie e naturali, ma ci poniamo delle domande, ci interroghiamo, che so, sui fenomeni naturali, sulla vita, sulla morte, sul destino, sulla felicità, sul bene, sul male, su Dio, sul mondo, sulla nostra capacità di conoscere, e su altro, metteteci quello che volete, allora facciamo filosofia.
Alunno: Ma poi ci rispondiamo o qualcuno ci risponde?
Alunna: Allora siamo un po’ tutti filosofi?
Prof: Piano. Avete posto due questioni non da poco. Volete che vi dica qualcosa su questo o vi propongo altre definizioni di filosofia?
Alunno: Faccia lei.
Prof pensa: L’esperienza di tanti anni e faccio ancora di questi errori? Non imparerò mai. Io non volevo fare l’insegnante. Ho dovuto farlo, anche se forse non lo so fare. Ma non avevo scampo, non sapevo fare niente. Se c’è una cosa che possono fare tutti, è questa: nessuno ti chiede se sai insegnare. Quando ti trovi poi a doverlo fare, son cavoli tuoi.
Alunno: Prof, allora?
Prof: Scusate, stavo riflettendo.
Alunna (intelligente): Su che cosa, stava facendo filosofia?
Prof: No, o forse sì.
Alunna (la stessa): Lei non risponde mai chiaramente: sì o no. Il prof di religione ci ha letto un passo del Vangelo in cui Gesù dice, più o meno: il vostro dire sia sì o no, il resto è del diavolo. La filosofia è qualcosa di diabolico?
Prof: Tu hai disposizione per la filosofia. Ti viene naturale fare domande. La filosofia è proprio questo: porre domande.
Alunno: Ce lo sta ripetendo perché così lo impariamo meglio?
Prof: Anche. Ve lo sto ripetendo perché penso che sia proprio così.
Alunno (di prima): Poco fa le avevo chiesto se ci sono risposte.
Prof: Le risposte ci sono, anche troppe. È questo il problema.
Alunno: Ma una sarà quella giusta, quella vera, no?
Prof: Forse, ma come si fa a saperlo? Chi lo decide?
Alunno: Ma allora non si sa mai niente di sicuro con la filosofia?
Prof pensa: Non è bello dirlo ai giovani, che sono in cerca di certezze, ma le cose stanno così con la filosofia. Forse non va bene insegnare filosofia ai giovani. Non per niente Socrate fu accusato di corrompere i giovani.
Alunno (vedendo che l’insegnante non risponde): Sta di nuovo facendo filosofia, prof?
Prof: Caro ragazzo, noi tutti assieme in quest’ora stiamo facendo filosofia. È l’ora di filosofia questa.
Alunni: Lo sappiamo.
Prof: Non mi sembrava. Comunque. Rimandiamo a dopo la questione se siamo tutti un po’ filosofi.
Alunna (saputella): Basta che poi non si dimentichi di tutte le cose che rimandiamo.
Prof: Non ti preoccupare, caso mai me lo ricordi tu. No, volevo proporvi qualche altra definizione di filosofia. Per farvi un po’ capire di che cosa stiamo parlando.
Alunno (piano, ad un compagno): Sarebbe ora.
Prof (facendo finta di non aver sentito): Norberto Bobbio, filosofo e giurista contemporaneo, dice che la filosofia è quella forma di sapere che pone domande senza dare risposte conclusive. È un po’ quello che dicevamo noi prima, e a voi sembrava strano. Detto in altro modo: la filosofia è una forma di sapere che si risolve, alla fine, nel “sapere di non sapere”, come sosteneva Socrate più di duemila anni fa. Non è poco divenire progressivamente consapevoli della propria ignoranza. Non vi sembri un paradosso, la filosofia insegna proprio questo.
Alunno (intelligente e riflessivo): Allora si può anche non sapere di essere ignoranti e credere di sapere mentre invece non si sa?
Prof: Bravo, è proprio così.
Alunni: Si vede che ci stanno pensando. Questa volta non sembra strano che nella lezione ci sia una pausa.
Il prof continua: Per completare quello che stiamo dicendo, potrei citarvi Platone, uno dei più grandi filosofi dell’antica Grecia, il quale osserva, giustamente, che gli dei, essendo già sapienti, non sono filosofi né desiderano diventarlo, non ne hanno bisogno. Insomma, la filosofia è un’attività squisitamente umana. Siamo noi che, avvertendo la mancanza e il desiderio di ciò che non abbiamo, cerchiamo di raggiungerlo. Questa ricerca è appunto la filosofia. E l’impegno e l’amore profusi nella ricerca possono valere più dei risultati ottenuti. Vi invito a riflettere su questo, perché vi capiterà nella vita.
Alunna (intelligente): Ma allora, se ho capito bene, è difficile che il filosofo ottenga risultati. Insomma, è destinato a non avere successo.
Prof: In un certo senso, è vero. E questo oggi proprio non va. Si potrebbe dire che il filosofo è un “perdente”, per usare la terminologia americana. Ma prendete per esempio Einstein. Non si può certo dire che non abbia avuto successo. Tuttavia egli si rammaricava, alla fine della sua vita, di non essere riuscito nel suo grande sogno di unificazione della fisica, meccanica quantistica compresa. Interrogato su questo, rispose che ognuno è libero di scegliere la direzione dei propri sforzi; per quanto lo riguardava, egli traeva conforto dal sottile detto di Lessing secondo cui la ricerca della verità è più preziosa del suo possesso. Ecco: Einstein non fu solo uno dei più grandi fisici, era anche un filosofo.
Alunno: Non mi è chiaro perché si dovrebbe impegnarsi tanto, ed essere perfino contenti di farlo, sapendo che si otterrà poco o niente.
Prof: Non so risponderti. Dovrai trovare da solo la risposta, se c’è una risposta e se sembrerà a te una buona risposta. Se no, pazienza. Si può vivere bene anche senza la filosofia.
Alunno: Non è che lei ci incoraggi molto.
Prof: Non sono qui per farvi coraggio, ma per farvi pensare. E pensando può sì succedere che si acquisti coraggio, ma anche che si provi paura. Per tornare alle definizioni. Hegel paragonava la filosofia alla nottola di Minerva che appare sul far della sera, a cose fatte, e arriva sempre troppo tardi a dire qualcosa sugli eventi storici.
Stava per spiegare che la nottola è la civetta…
Alunno: Prof, è suonata.