Cosa fare per un familiare costretto a una lunga permanenza a letto

Assistere un ammalato crea tensione e ansia per la preoccupazione e stanchezza per il sovraccarico di lavoro ma, a volte, si eccede nel proteggerlo e nel fare in sua vece anche i piccoli gesti della quotidianità.

Spesso si è più tranquilli se l’ammalato rimane a letto perché si teme che, a causa della sua debolezza, possa cadere ma l’immobilizzazione prolungata fa perdere la forza a ossa e muscoli e la mancanza di movimento modifica le articolazioni. Se, allettata, la persona deve essere aiutata a cambiare spesso posizione e a muovere per quanto possibile gambe e braccia. In ogni caso meglio farla scendere dal letto prima possibile magari farle fare pochi passi fino a raggiungere una poltrona o il bagno o un tavolo per mangiare seduto.

Non dimentichiamo le lesioni da decubito che possono insorgere in vari punti perché in una persona anziana, debilitata dalla malattia, basta l’umidità dovuta alla sudorazione o a una perdita di urina, oppure a delle lenzuola ruvide per provocare delle piaghe dolorose. Per prevenirle si consiglia una alimentazione varia, una buona idratazione, un’accurata igiene, una frequente movimentazione e anche materassi e cuscini speciali e altri presidi.

Inoltre l’igiene del malato deve comprendere capelli lavati e pettinati, pulizia dei denti e delle eventuali protesi, pulizia del corpo con manopole ed asciugamani personali, e, se necessario, una crema idratante.

Infine l’ammalato non deve mai “ subire” passivamente una assistenza totale, anche se offerta con tutto l’affetto dai suoi familiari, ma deve essere, per quanto possibile, un protagonista attivo delle attività assistenziali che lo riguardano. Questo è il punto di partenza per mantenere o recuperare quanta più autonomia possibile.

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