Demenza Senile? Quarant’anni di Un Equivoco Che Dobbiamo Superare – di Annapaola Prestia, psicologa

Quarant’anni fa, il termine “demenza senile” è entrato nel linguaggio comune per indicare un declino cognitivo attribuito esclusivamente all’età avanzata. Tuttavia, questa definizione si è rivelata scientificamente imprecisa e, anzi, dannosa, portando a fraintendimenti che ostacolano l’assistenza e il rispetto verso chi invecchia. Comprendere cos’è realmente la demenza e i suoi fattori di rischio è fondamentale non solo per offrire un supporto adeguato alle persone colpite, ma anche per contrastare stereotipi ageisti che svalutano la popolazione anziana.

Che Cos’è un Invecchiamento Sano?

L’invecchiamento è un processo naturale e non è sinonimo di malattia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’invecchiamento sano come la capacità di mantenere un buon funzionamento fisico, mentale e sociale durante l’avanzare degli anni, nonostante la presenza di possibili malattie. Gli anziani in salute mantengono spesso una buona memoria, capacità di giudizio, e facoltà cognitive adeguate, se supportati da uno stile di vita equilibrato e da relazioni sociali attive. Questo processo di invecchiamento sano è ben distinto dalla demenza, che è una malattia neurodegenerativa e non una condizione naturale del vivere a lungo.

La Demenza: Non Solo una Questione di Età

La demenza è una sindrome progressiva caratterizzata dalla perdita di memoria, ragionamento, orientamento, comprensione e giudizio, che porta a una perdita di autonomia. Sebbene l’età avanzata sia il principale fattore di rischio, non è affatto l’unico. Le più recenti ricerche identificano infatti almeno altri undici fattori di rischio modificabili, come l’ipertensione, l’obesità, il fumo, la mancanza di attività fisica, l’isolamento sociale, la depressione e l’inattività cognitiva, che possono contribuire all’insorgenza della demenza.

La Demenza Giovanile e l’Errore dell’Etichetta “Senile”

Esiste una forma di demenza che colpisce persone ben al di sotto dei 65 anni, chiamata “demenza giovanile” o “demenza ad esordio precoce”. Questa evidenza sfata l’idea che la demenza sia una condizione esclusivamente legata all’invecchiamento. L’etichetta “demenza senile” non solo è scientificamente scorretta, ma rafforza il pregiudizio che, superata una certa età, sia normale “perdere la testa”. Questo pensiero distorto ha gravi ripercussioni: molte persone che presentano i primi segnali di demenza, anche in giovane età, vedono ritardata la diagnosi e le cure tempestive, perché i sintomi vengono erroneamente interpretati come “naturali” segni dell’invecchiamento.

La Scienza Rifiuta il Concetto di “Demenza Senile”

Numerosi studi scientifici (es. McKhann et al., 2011, “The Diagnosis of Dementia Due to Alzheimer’s Disease”) confermano che il concetto di “demenza senile” non è supportato da basi scientifiche. La demenza è una malattia specifica che colpisce le cellule cerebrali e non una conseguenza inevitabile dell’età. Questo significa che gli anziani non sono “naturalmente dementi” e che considerare il declino cognitivo come un tratto normale dell’età è non solo falso, ma dannoso per chi necessita di assistenza adeguata.

L’Ageismo: Una Minaccia Reale per gli Anziani

L’uso di termini come “demenza senile” non fa altro che perpetuare stereotipi ageisti, svalutando l’individuo anziano e giustificando una visione distorta della terza età. L’ageismo è una forma di discriminazione che non solo impatta sulla dignità degli anziani, ma spesso limita anche l’accesso a cure appropriate, trattamenti tempestivi e risorse sociali.

Cambiare il Linguaggio per Cambiare il Pensiero

Cambiare il nostro modo di esprimerci sulla demenza non è una questione di semplice linguistica: è un atto di rispetto e un modo per promuovere una società più giusta e accogliente per tutte le età. Evitare l’uso dell’espressione “demenza senile” e parlare invece di “disturbo neurocognitivo maggiore” o di “demenza”, con una corretta comprensione dei fattori di rischio e dei sintomi, significa offrire dignità e possibilità di intervento. È nostro compito favorire un cambiamento culturale che porti a una percezione dell’invecchiamento come fase della vita degna di rispetto e considerazione.

Conclusione

Da quarant’anni l’Italia continua a perpetuare l’errore di considerare la demenza un’inevitabile parte del processo di invecchiamento. Questa visione errata non solo ritarda le cure, ma deumanizza chi vive in età avanzata. Come società, dobbiamo riconoscere l’invecchiamento come un processo positivo, promuovere stili di vita sani, e ricordare che la demenza è una malattia che può colpire chiunque, indipendentemente dall’età. Cambiamo il linguaggio e, con esso, il nostro pensiero: costruiremo così una cultura che rispetti e supporti tutti i suoi membri, anche quelli più anziani, offrendo dignità e comprensione.

Dott.ssa Annapaola Prestia, psicologa e CEO di S.O.F.I.A. – Sostenere Ogni Famiglia In Autonomia Srl

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