Dolci di Pasqua, uova di cioccolato, pranzi e….riflessioni

L’ingordigia è un’avidità insaziabile, il desiderio di ingurgitare più di quanto un individuo
necessiti condannata in quanto esempio di sfrenatezza contrapposta alla modestia e al
controllo di sé.
In particolare nel Medioevo era particolarmente malvista in quanto la miseria e la fame
erano molto diffuse, tanto che la Chiesa Cattolica lo annovera tra i sette peccati capitali.
Già nel Vangelo secondo Luca nella parabola del ricco “epulone” i peccati del
protagonista sono molteplici in quanto ignora volutamente Lazzaro e la sua fame, vuole in
modo egoistico accaparrare per sè tutto il cibo e infine il grande piacere di mangiare, in
modo ingordo, quanto disponibile in tavola.
Dante Alighieri nella sua Divina Commedia mette nella terza cerchia dell’Inferno i
peccatori di gola, costretti ad ingoiare la fanghiglia generata da una incessante pioggia
fredda e nera, mentre i golosi del Purgatorio sono ridotti a corpi scheletrici, camminando
sotto alberi rivolti sotto sopra carichi di frutta e acqua soffrendo la fame e la sete.
Il peccato di gola oggi é possibile soltanto in certi Paesi a causa delle dinamiche della
distribuzione del cibo perché c’è chi ha cibo in abbondanza, tanto da gettarlo senza ritegno
e logica alcuna, e chi invece non riesce ad avere nemmeno il necessario. Oltre un miliardo
di persone, soffrono la fame mentre nei Paesi ricchi si combatte l’obesità e ill diabete per
l’esagerata nutrizione, ovvero per la grande ingordigia che continua a dominare l’uomo.
E’ l’egoismo a impedire condizioni di vita migliori per tutti: chi vive già bene cerca non
solo di mantenere i privilegi ma anche di acquisirne di nuovi. E il futuro non si presenta
ricco di speranza, tutt’altro! Nel 2050 gli studi più recenti hanno preventivato che la
popolazione mondiale si attesterà sui 9 miliardi e mezzo di persone e che sarà necessario
raddoppiare la produzione mondiale di cibo per nutrire gli ulteriori 2 miliardi e mezzo e
oltre di persone che si aggiungeranno ai 7 miliardi attuali.
Un gruppo di ricercatori dell’Università del North Carolina hanno identificato uno
specifico circuito cerebrale che controlla sia l’impulso ad abbuffarsi di cibo, anche se si è
sazi, sia quello di rifiutarlo anche se si è a stomaco vuoto. C’è uno specifico gruppo di
neuroni situati nell’amigdala all’origine degli stimoli che inibiscono il centro della sazietà
situato nell’ipotalamo, una struttura cerebrale che ha un ruolo centrale nel controllo del
comportamento motivato. In particolare, stimolando artificialmente una parte di esso,
l’ipotalamo ventromediale, si scatenano episodi di iperfagia, mentre quando se ne stimola
un’altra parte si sopprime la sensazione di fame.

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