El Vecio Brontolon – di Giorgetta Dorfles

Gli autobus sono il teatro per eccellenza della tenzone fra giovani e vecchi. I motivi del contendere sono gli spintoni, il vociare eccessivo, la mancata cessione del posto a sedere, le battute infarcite di parole un po’ spinte. Così gli anziani si sfogano in soliloqui recitati ad alta voce per rendere partecipi tutti i passeggeri. I commenti più frequenti riguardano l’educazione dei ragazzi di oggi, che né la scuola né la famiglia  riesce più ad impartire, e la mancanza di rispetto per la loro età.

Il borbottio dell’anziano verso un mondo che va troppo in fretta rispetto ai suoi ritmi è diventato un luogo comune. “Cossa i vol, ‘sti veci, sempre a brontolar, che i staghi casa se tuto ghe da fastidio!”: è la tipica reazione ai mugugni di qualche vecchio. Ma lui risponderebbe che ha tutti i diritti di essere contrariato di fronte a un modo di vivere che non gli va a genio, e non ci sono solo i bus affollati e che arrivano in ritardo, ci sono le code alle poste, alle casse, le macchine che suonano il clacson se appena rallenti un po’ nell’attraversare: tanti motivi che giustificano il suo malumore. Eppure la lunga esperienza di vita dovrebbe indurre alla calma e alla pazienza, non all’intolleranza verso ogni occasione di disturbo.

Alcuni anziani riescono anche ad essere veramente aggressivi: c’è chi ad esempio, reagendo a un ipotetico insulto, dimostra una forza e un’irruenza insospettabili in un fragile vecchietto. Come la signora che ha minacciato urlando e impugnando il bastone il giovane che l’aveva appena sfiorata transitando sul marciapiede. Ci vuole un attimo a passare dalla parte del torto e fare la figura del vecchio rompiscatole.

Le reazioni spropositate sono la conseguenza di una falsa concezione della propria veneranda età, come se fosse un salvacondotto che garantisce l’impunità e giustifica l’aggressione. Altro esempio: una signora sale su un autobus mezzo vuoto e assale gridando una ragazzina che siede vicino alla nonna: “Alzite, dame el posto, no te ga insegnado gnente tu nona?”

Ma l’insofferenza non riguarda solo i giovani, i rimbrotti vengono usati anche verso gli altri vecchi più impediti, quelli che al supermercato occupano le corsie camminando a coppie appoggiati ai carrelli, quelli che trafficano con le monetine senza riuscire a trovarle, quelli che stanno fermi impalati davanti a un prodotto, impedendo l’accesso agli altri, perché non vedono bene di cosa si tratta. Altre occasioni di nervosismo e di contumelie.

Bisognerebbe stare attenti a non diventare delle macchiette, ”el vecio brontolon” appunto, per mantenere intatta la dignità di una vita che va al rallentatore, ma che è il coronamento di un vissuto pregresso in cui si è combattuto contro le difficoltà del percorso.

Come suggerisce lo psicologo Mauro Cauzer, portavoce dell’Aris, si dovrebbe ogni tanto guardarsi allo specchio e vedere se è piacevole trovarsi di fronte un volto immusonito, un eterno malcontento e, ma questo vale per tutti, provare finalmente a sorridere di noi stessi.

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