Questo saggio è stato scritto alla fine dell’800 da un medico positivista con l’intento di rivalutare l’età avanzata.
Paolo Mantegazza (1831-1910) fisiologo, antropologo, patriota e scrittore italiano si laurea a 23 anni in Medicina e Chirurgia all’Istituto Lombardo di Pavia e fu uno dei divulgatori delle teorie darwiniane in Italia. Medico fisiologo e neurologo, Paolo Mantegazza nel 1869 fondò nel Palazzo Nonfinito di Firenze, sede dell’Istituto di Studi superiori, la prima cattedra di Antropologia e il Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia. Nel 1871, insieme a Felice Finzi fondò la rivista Archivio per l’antropologia e l’etnologia’. Mori nella sua residenza estiva di San Terenzo di Lerici. Ma leggiamo cosa scrive nel 1893:
“ La vecchiaia non è che una fase della vita; e in una vita normale, fisiologica, perfetta, è necessaria come tutte le altre età. Non v’è giornata senza il crepuscolo della sera, e non v’è vita perfetta senza la vecchiaia. Ora, essendo la vita una cosa bella e buona, e che ogni organismo sano difende con tutte le forze del corpo e dell’anima dai nemici che la insidiano, anche la vecchiaia può e deve essere una cosa buona e bella, che abbiamo mille ragioni d’augurare a noi e agli altri. Se i vecchi per la più parte non sono felici, non è colpa della vecchiezza, ma di loro stessi; così come abbiamo tanti infelici nelle altre età, che pur giudichiamo le migliori. Nella vecchiaia si sommano tutti gli errori fatti da noi nell’infanzia, nell’adolescenza, nella giovinezza, nell’età adulta — e ad essi poi i più ne aggiungono altri speciali nell’ultima età — per cui è certamente più difficile essere felici da vecchi. Ma anche qui convien ricordare due dogmi fondamentali dell’arte di vivere: che cioè la felicità è sempre una cosa difficile e rara e…. che le cose sono tanto più desiderabili, quanto più sono difficili ad aversi……
Per conto mio, il primo giorno in cui il lunario mi ebbe dichiarato vecchio, non stracciai il lunario, né tentai coi sofismi e gli artifizi di falsificare le date ma mi affacciai coraggioso alla vecchiezza, che mi guardava con ironia crudele: Ma tu mi vorresti fare infelice, tu vorresti vedermi piangere e brontolare? No e poi no! — Le cose difficili mi son sempre piaciute sopra ogni cosa e anche le impossibili mi hanno sempre affascinato. Tu non mi avrai fra le tue vittime. Io sarò felice malgrado le tue insidie e le tue percosse. Io voglio benedire la vita fino all’ultimo respiro, non voglio essere molesto né a me né agli altri. Accetto la canizie come una corona d’argento, non come un obbrobrio; accetto il riposo, non come una maledizione, ma come il premio di una lunga vita di lavoro e di lotta. Voglio essere felice, benché vecchio.
La felicità può e deve mutar forma nelle diverse età della vita ma non deve mai abbandonarci. In questa lotta con la vecchiaia fino ad ora son rimasto vincitore: non so se e fino a quando mi sorriderà la vittoria. La desidero a me e a voi tutti ……-”
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