Giochi di… carta

Da bambini, certamente non supportati da alcuna tecnologia e con poche disponibilità economiche, si doveva ricorrere alla creatività inventandosi nuovi modi di passare il tempo e di divertirsi. Per fortuna c’era la carta, un materiale molto duttile e maneggevole, sul quale potevamo rovesciare tutta la nostra fantasia.

Uno dei giochi preferiti dalle bambine era le “ bambole di carta “ cioè delle figure, generalmente di donna, da ritagliare abbinate a vari capi di abbigliamento a parte, in genere sullo stesso foglio, ritagliabili anch’essi. Gli abiti si potevano applicare sulla figura tramite delle alette di carta. In genere, la figurina aveva anche una sorta di piedistallo, sempre di carta. In questo modo tutte diventavano delle perfette sarte nel costruire vestiti, magliette, pantaloncini, gonne, giacche… il tutto da ritagliare, assicurandosi di lasciare i rettangolini in cima così da poter attaccare il capo di abbigliamento alla sagoma della bambola stessa. Bisognava prestare molta attenzione alla manualità altrimenti le alette si rompevano e tutto il lavoro andava rifatto con grande rabbia e delusione.

Ma a quei tempi la parità di genere non era un problema per cui i maschi si dedicavano invece alla raccolta delle figurine . Una figurina è una piccola carta, realizzata generalmente in cartoncino, carta spessa o carta plastificata adesiva che contiene l’immagine di un calciatore.

All’inizio del 1960 i fratelli Benito e Giuseppe Panini acquistarono  un lotto di vecchie figurine invendute delle edizioni Nannina che imbustarono a coppie in bustine bianche con cornicette rosse, mettendole in vendita a 10 lire l’una. Il successo fu enorme e inaspettato arrivando a venderne tre milioni. L’anno successivo decisero di stampare in proprio le figurine ideando anche un album per la loro raccolta. Le vendite arrivarono a 15 milioni di bustine. La copertina dell’album raffigurava un noto calciatore del Milan mentre la prima figurina stampata fu quella del capitano dell’Inter dell’epoca.

Scartare il pacchetto di figurine e la curiosità di scoprire quali giocatori erano capitati in sorte, attaccare le figurine sulle pagine dell’album perchè bisognava completarlo erano alla base del successo per non parlare della diffusione dello scambio di figurine che consisteva nello scambiare le proprie doppie per le figurine mancanti. Lo scambio era una vera trattativa tra amici e compagni di scuola con valutazioni varie per assicurarsi il calciatore mancante. Le frasi ” Ce l’ho “ e “ Mi manca “ erano il palinsesto delle contrattazioni fino al trionfo dell’accaparramento desiderato.

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