GIORNATA MONDIALE DEGLI ANZIANI

Che il peso dell’assistenza agli anziani gravi soprattutto sulla famiglia lo sanno le donne, che spesso devono rinunciare al lavoro per farsi carico di un parente non autosufficiente. L’Italia è rimasta decisamente indietro nella tutela dei più fragili. Le cifre parlano chiaro: solo il 6,3 per cento di questi soggetti è ospitato in una struttura residenziale, il 21,5 beneficia di un servizio di assistenza domiciliare transitorio, mentre il 26 è seguito da una badante; resta il 45,6 per cento privo di qualsiasi supporto professionale. A questi dati si aggiunge il fatto che, con l’allungamento delle prospettive di vita, il numero di anziani è destinato ad aumentare – si stima che tra sette anni le persone non autosufficienti saranno 4,4 milioni – per cui il problema è assolutamente rilevante. Proprio per questo i paesi più lungimiranti in Europa hanno varato già da tempo la riforma nazionale dell’assistenza agli anziani: la Germania nel 1995 e la Spagna nel 2006.

Interessante, a questo proposito, l’articolo sul Corriere della Sera di Gian Guido Vecchi che riporta, da un lato, le considerazioni di Cristiano Gori, coordinatore del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, costituito da 59 associazioni che vanno dalla Caritas ai sindacati, dall’altro l’appassionato appello di Papa Bergoglio durante la terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, da lui stesso promossa, svoltasi il 23 luglio.

E’ stata proprio questa associazione a convincere Draghi a inserire la riforma del welfare nel Pnrr, una legge delega che è stata raccolta anche dalla Meloni, ma che andrà finanziata nella prossima legge di Bilancio. Per reperire i fondi, non proprio irrisori, dai 5 fino a 7 miliardi annuali,  è chiaro che serve una vera convinzione,  per cui il professor Gori, che è docente di Politica sociale a Trento, ha qualche perplessità: ”Il rischio è che resti solo un insieme di buone intenzioni, occorre la consapevolezza che si tratta di una riforma importante, la materia deve diventare una priorità politica.” Siccome il governo ha dimostrato attenzione al problema, il professore si dichiara fiducioso, ma avverte: “E’ una materia complessa, ora c’è un welfare frammentato tra diverse Regioni e Comuni, bisogna riuscire a inserire poche regole nazionali che rispettino i contesti locali e insieme aiutino a crescere”.

Per questo è necessaria una svolta anche culturale, e qui si inserisce la valutazione di Papa Francesco che parla di una “cultura dello scarto”, cioè la tendenza a emarginare gli anziani come soggetti non più efficienti. Con l’aumento dell’età media, che per il Pontefice è un dono di Dio e un vero successo per l’umanità, in una società del genere si rischia di abbinare alla fragilità la perdita della dignità e dei diritti civili.

Me sentiamo le parole del Papa: “Stiamo attenti che le nostre città affollate non diventino concentrati di solitudine. Non succeda che la politica, chiamata a provvedere ai bisogni dei più fragili, si dimentichi degli anziani, lasciando che il mercato li releghi a scarti improduttivi. Non accada che, a furia di inseguire i miti dell’efficienza e della prestazione, diventiamo incapaci di rallentare per accompagnare chi fatica a tenere il passo.” E ancora :”Si tratta di crescere insieme: i nonni con i figli e i nipoti, gli anziani con i giovani”. Del resto Bergoglio ha sempre sostenuto che gli anziani sono una risorsa preziosa, che sono “la saggezza del mondo”. Forse perché, suggerisce l’autore dell’articolo, è stata proprio la nonna di origine italiana ad allevarlo, quella Rosa Vassallo che gli ha trasmesso la fede assieme alle tradizioni del suo paese.

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