Ovidio, nelle Metamorfosi, racconta che Narciso specchiandosi nell’acqua, piange disperandosi perché non può toccare la sua immagine riflessa, ma le stesse lacrime cadendo nell’ acqua, ne increspano il volto riflesso prefigurando il suo invecchiamento, da cui il giovane si sente minacciato. Purtroppo anche oggi la rappresentazione della vecchiaia è spesso falsata attraverso immagini di persone esteticamente giovani e performanti, immagini che rappresentano solo l’illusione di una forma giovanilistica perenne che il cosiddetto consumismo ha voluto negli ultimi decenni lasciare un profondo solco. Ancora poco viene fatto per trasmettere quel valore alla vecchiaia che nella società odierna meriterebbe, quella saggezza dettata dall’ esperienza di aver già percorso una strada e far evitare ai più giovani gli stessi errori, ad esempio. Dovremmo quindi “rieducarci” all’invecchiamento, proporre un percorso che indichi comportamenti, stili di vita e atteggiamenti mentali per mantenere più a lungo possibile uno stato di benessere psicofisico. Ma se si fatica a pensare all’ educazione al di là dell’infanzia è anche vero che dovremmo ogni giorno mantenere quella curiosità e quella flessibilità per proiettarci, anche a novant’ anni, verso il futuro, lasciandoci alle spalle il passato che sappiamo non ritorna e sforzarsi, anche nelle piccole cose, ad avere un progetto per il nostro domani. Prepararsi alla propria vecchiaia è un compito esistenziale che richiede impegno e costanza ed insegnarlo è il compito più difficile che possa affrontare un qualsiasi “maestro”, soprattutto per onestà intellettuale verso chi sta vivendo questa fase della vita, una fase della vita che puoi, eventualmente, dire di conoscerla solo se la stai attraversando o l’hai già attraversata, e quindi per far ciò, ossia per poter consigliare al meglio i passi da fare in questa strada dell’esistenza, è necessario trovare uno strumento che possa aiutarci a percorrere un percorso di autoconsapevolezza.
E’ probabile che il cinema attraverso i suoi film possa aiutarci in questo, il linguaggio del cinema è in effetti un linguaggio universale che attraverso la finzione filmica suggerisce allo spettatore una proiezione sulla propria realtà creata, inconsciamente, da una sovrapposizione tra la propria esperienza e le vicende rappresentate sullo schermo. La carica emotiva del film offre al pubblico la possibilità di identificarsi facilmente con i protagonisti favorendo una comprensione immediata del proprio mondo emozionale e la possibilità di paragonarlo alle proprie esperienze di vita.
Ed è proprio grazie all’esperienza de “La Stagione del Raccolto” che da più di quindici anni L’ARIS assieme alla Azienda Pubblica di Servizi alla Persona ITIS e il cinema Miela di Trieste propongono alla cittadinanza anziana, ma non solo, una rassegna cinematografica che ha lo scopo di poter parlare di invecchiamento in chiave positiva e senza alcun’altra finalità che quella di stimolare stili di vita virtuosi attraverso un dibattito su come invecchiare al meglio e imparare a godere di una stagione della vita ancora ricca di potenzialità e occasioni.
La rassegna cinematografica “La Stagione del Raccolto” è una vera e propria palestra per emozionarsi, per poter dialogare col nostro interno e potersi poi relazionare con l’altro ed a è questa la miccia che ha innescato questa bellissima iniziativa. E’ in primis un percorso culturale dedicato a tutti coloro che ambiscono a “seminare” adeguatamente durante il proprio percorso esistenziale per poter poi “raccogliere” i giusti frutti in tarda età.
La Stagione del Raccolto si svolge in un cinema cittadino a Trieste, per sei appuntamenti annuali ad ingresso gratuito e vede parteciparvi fino a trecento persone durante ogni proiezione. Nel corso dell’anno vengono individuati e scelti film che maggiormente possano portare lo spettatore ad avvicinarsi a questo percorso di autoconsapevolezza. Alla fine di ogni proiezione si svolge un dibattito dove un animatore culturale ed un ospite che di volta in volta viene invitato, con la partecipazione del pubblico, cercano di sviscerare dalla trama filmica, un filo conduttore che possa aiutare i partecipanti a promuovere una nuova visione dell’età matura finalizzata a prevenire quelle sensazioni di malessere che spesso hanno inizio con la cosiddetta età di mezzo, in cui tendenzialmente si perde la caratteristica della futuribilità ed incomincia a venir misurato il tempo che rimane da vivere.
Attraverso questa iniziativa si può quindi pensare ad una evoluzione del concetto di invecchiamento attivo, per passare all’accettazione ed all’educazione di una fase normale della vita che non è altro che l’invecchiamento e quindi ad una rivisitazione culturale dell’età anziana attraverso lo strumento del cinema.
La valenza di tale strumento per re-inventare una cultura dell’invecchiamento è determinato dalla maggior facilità ad agire come attivatore sensoriale e cognitivo e contemporaneamente come attivatore di affetti ed emozioni, infatti il successo dell’iniziativa è determinato anche dal potere comunicativo che la finzione filmica riesce ad agire investendo contemporaneamente più sensi: quello della vista oltre che l’udito e quello cinestesico che racchiude le emozioni e il “vivere una determinata situazione”.