IL CULMINE DELLA FELICITA’ – di Giorgetta Dorfles

Parlare di felicità è forse un po’ arrischiato, tanto più se questo sentimento, inseguito un po’ da tutti, viene attribuito a una categoria di persone spesso ritenute svantaggiate. Ebbene sì, stiamo parlando degli anziani e della loro inaspettata prossimità a questo tema. In realtà la girandola di passioni, imprese, successi in cui siamo coinvolti nell’età matura può comportare, come contrappunto, una serie di frustrazioni, dolori e delusioni, oltre al carico non certo leggero di impegni e doveri. Invece nella terza età, quando si comincia ad apprezzare il momento presente e a godere delle piccole cose, è più facile essere immuni dalle tempeste emotive

Che poi il culmine della felicità si possa raggiungere a 70 anni sembra quasi paradossale, ma questa è la conclusione di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università del Queensland in Australia, che hanno studiato l’evoluzione della felicità in un campione di 60 mila persone. Ovviamente bisogna fare i conti con la possibile precarietà delle condizioni di salute ed economiche, ma se da questo lato non ci sono problemi, i pensionati sono più felici anzi, rilancia Lewis Wolpert, professore della Universitiy College of London, si raggiunge “un massimo di serenità e pienezza nella tarda settantina, o addirittura alla soglia degli 80 anni”. E analizza come a questo traguardo si arrivi dopo un’ iniziale soddisfazione tipica degli anni dell’adolescenza e della giovinezza, che declina progressivamente per tutta la mezza età in relazione alle responsabilità dovute al metter su famiglia e a rincorrere la carriera.

Se questo azzardo ci lascia perplessi, esistono altri due studi fatti in Gran Bretagna e negli stati Uniti che ci forniscono la conferma: su 10 milioni di persone in età avanzata con un buon reddito risulta che si soffre meno di depressione e si gode di una migliore qualità della vita, perchè si è più allenati a gestire le emozioni e a dare il giusto peso agli eventi. Un altro dato interessante riguarda il rapporto col passato: secondo questi studi sembra che gli anziani tendano a non focalizzarsi sui ricordi spiacevoli o dolorosi, ponendo invece l’accento sulle esperienze più riuscite, a guardare con soddisfazione ai risultati più importanti. Del resto sono i mattoni con cui hanno costruito la loro vita, che ne hanno consentito la realizzazione.

Mi sembrano però contestabili le conclusioni di una ricerca condotta dall’Institute of Population Health Science di Taiwan, che indica nello shopping giornaliero una semplice fonte di benessere, perchè aiuta a stare in compagnia, induce a camminare e a coltivare l’attenzione. Al posto di questo tributo al consumismo, forse un po’ squallido, proporrei le risorse di una città come Trieste che, con un Carso e un lungomare a disposizione, offre un’altra versione di uscite e di passeggiate in comitiva, certamente più ecologica, se non più salutare. Quanto al mantenere la lucidità mentale nel confrontare prezzi, misure e colori di merci perlopiù inutili, sarà meglio concentrarsi per risolvere un cruciverba, mettendo in moto i neuroni senza dover intaccare il conto in banca.

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