L’Italia è il paese più vecchio d’Europa: esiste un over 65 ogni 5 persone e un over 75 ogni 10. Entro il 2060 ci saranno solo due persone in età lavorativa per ogni anziano. Ma questa allungata speranza di vita potrà anche consentire di invecchiare bene? Gli esperti ci dicono che, per questa diagnosi, non va indagato solo il profilo degli acciacchi, ma anche come la condizione fisica si integri con gli aspetti psicologici e cognitivi: essenziale sarà la capacità del singolo di valutarsi positivamente e di avere un approccio fiducioso nei confronti del passare degli anni.
A proposito del pianeta vecchiaia riportiamo le testimonianze provenienti da due paesi alquanto distanti da noi. E’ una voce dall’Africa che ci viene incontro, nella risposta di una vecchia di colore che aveva ricevuto un aiuto. Questi i termini del ringraziamento:” Prego Dio perché i tuoi capelli possano diventare bianchi”. E’ uno strano augurio, potrebbe quasi sembrare di cattivo gusto nel nostro paese, dove anche gli uomini usano tingersi i capelli per figurare sempre giovani. In realtà è solo un auspicio di lunga vita. Ma come viene considerata la terza età in Africa?
In effetti, in quel continente, la vecchiaia ha una grande importanza. Esiste addirittura un proverbio che sentenzia: “Quando muore un anziano è come una biblioteca che brucia”. E’ dunque prassi comune sfruttare il tesoro di esperienza e di conoscenza offerto dai vecchi, che vengono stimati per la loro saggezza e seguiti nei loro consigli. Purtroppo però, nella pratica, queste lodevoli premesse vengono superate dalla difficoltà delle condizioni economiche, visto che gli anziani non ricevono una pensione. Devono perciò lavorare il più a lungo possibile e poi confidare nell’appoggio dei figli o, altrimenti, vagare da una parte all’altra del villaggio in cerca di un po’ di sostegno.
Un’altra voce viene dall’Australia. E’ una storia che circola sul web, s’intitola “Cranki un uomo vecchio”. E’ lo stupefacente testamento spirituale di un uomo della campagna australiana: dopo la sua morte si trovò uno scritto che stravolge completamente l’immagine di una persona che non prometteva nulla. Cranki si rivolge all’infermiera che lo assisteva in modo asettico e impersonale: “Ma cosa stai pensando e cosa vedi? Apri gli occhi infermiera, perché non sembri davvero interessata a me. Ora ti dirò chi sono”. Segue la storia di una vita dall’infanzia alla vecchiaia, descritta nei suoi capitoli salienti in toni esemplari e toccanti, che così si conclude:”Quindi aprite gli occhi, gente, guardate non un uomo vecchio, avvicinatevi meglio e vedete me.”
Questo scritto porta diritto all’incapacità di molti operatori sanitari di riconoscere e rispettare l’esperienza di vita delle persone anziane. Ma cos’è il rispetto che chiede Cranki? Leggiamo il significato riportato nell’Enciclopedia Treccani: “E’ un sentimento che porta a riconoscere i ritmi, il decoro, la dignità di una persona e anche dei suoi pensieri e sentimenti e quindi ci si deve astenere da qualsiasi manifestazione che possa offenderli.”Un rispetto che va dedicato quindi anche alle persone che hanno perso il vigore fisico e le capacità cognitive e vanno aiutati a svolgere le semplici attività quotidiane, che spesso vengono trattati come degli oggetti ingombranti da parte di operatori o familiari.
E finiamo con un proverbio che ci serva da monito: “Un genitore può prendersi cura di dieci figli, ma dieci figli non riescono a occuparsi di un genitore”.