……….nei limiti consentiti dalla mia visione del mondo.»
«Potrebbe spiegarsi meglio? Perchè mi sembra che stiamo perdendo di vista l’interrogativo morale di poco fa.»
«Ci torneremo. Io credo che la realtà sia una sola, non come pensava Cartesio che ci sia una realtà spirituale e una materiale. Possiamo chiamarla Sostanza, Dio o Natura.» «Proprio questo suo panteismo le è valso l’accusa di ateismo.»
«Lo so bene, l’ho provato sulla mia pelle. Comunque, ciò esclude ogni forma di trascendenza: non c’è un Dio fuori dal modo che ad un certo momento lo crea, come vuole la dottrina ebraico-cristiana. Dio e il mondo, o gli infiniti mondi, sono la stessa cosa.»
«D’accordo. Ma stabilito, o meglio accettato, questo cosa ne discende?»
«Parecchie cose. Per esempio, la conferma filosofica che il mondo fisico è retto da leggi che non ammettono deroghe, proprio come ha dimostrato la rivoluzione scientifica: un ordine unitario dell’essere sulla base dell’unicità della Sostanza.»
«Ma per ciò che riguarda noi, come dobbiamo comportarci, in una parola la morale?»
«Ci arriviamo, non sia precipitoso. Intanto io credo che bisogna guardare le cose da due angolazioni: le ho chiamate in latino sub specie temporis, cioè sotto l’aspetto temporale, e sub specie aeternitatis, cioè in una prospettiva eterna. Solo nella prima esistono i dualismi bene-male, perfezione-imperfezione, ordine-disordine, eccetera: sono punti di vista di noi umani, costruiti sulla base delle nostre aspettative e dei nostri desideri.»
«Tuttavia, lo ammetterà, proprio questo è il mondo con cui noi abbiamo a che fare, non l’eternità.»
«Certo perchè non è indifferente come noi ci comportiamo entro questo limite temporale finito. Ed è la nostra stessa condizione esistenziale a porci l’interrogativo etico, con cui si identifica la nostra vita. Solo questo è lo spazio riservato alla nostra libertà.»
«Ecco, siamo ritornati, mi pare, al punto: che cosa dobbiamo fare in concreto, secondo Spinoza, per vivere bene?»
