Intervista a Spinoza 6a puntata – di Carlo Dellabella

….per un filosofo ebreo.»

«Scopro con dolore che dopo la mia morte non saranno solo i cattolici spagnoli ad odiare gli Ebrei. Ma tornando a noi, in effetti si tratta di un tipo di amore speciale, che non nasce
dal cuore, ma dalla mente: l’ho chiamato amor Dei intellectualis. Così in questa mia visione religione e filosofia non sono più in contrasto, ma si riconciliano e si fondono.»

«Certo una concezione che disorienta e fa meditare. Ma volando più basso, vorrei chiederle come sia stato possibile che il giovane Baruch, brillante promessa della sinagoga di Amsterdam, si sia poi allontanato dalla fede e sia diventato il critico più radicale dell’ebraismo e di tutte le religioni?»

«Per la verità, neanch’io pensavo che sarebbe finita così. Come saprà, la mia famiglia di origine portoghese apparteneva all’ebraismo sefardita, aperto verso la cultura moderna; ad un certo momento per l’intolleranza cattolica fu costretta a rifugiarsi in Olanda ad Amsterdam, dove io nacqui. Mio padre Michael era un commerciante, non ricco, ma benestante; dopo la morte di mio fratello maggiore Isaac, dovetti occuparmi anch’io, assieme a mio fratello minore Gabriel, dell’azienda di famiglia. Intanto studiavo nella scuola della comunità, dove imparai l’ebraico e dove, sotto la guida del rabbino Levi Morteira, che mi stimava molto, cominciai a dedicarmi alle lettura e all’esegesi dei testi sacri ebraici: Torah, Talmud, Cabala; e in seguito anche del Nuovo Testamento.»

«Quindi si può dire che lei aveva intrapreso un percorso al termine del quale sarebbe diventato il futuro rabbino della sinagoga di Amsterdam?» «Proprio questo si augurava il maestro Morteira, che riponeva in me grandi speranze e non perdeva occasione per lodare la mia acutezza di pensiero.»

«Cosa le impedì allora di realizzare ciò che la sua comunità si aspettava da lei e travolse invece la sua esistenza?»

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