La radiolina a transistor

La domenica molti uomini passeggiavano con la famiglia tenendo all’orecchio una scatola gracchiante che ascoltavano con molta attenzione: era la radiolina a transistor! La prima radio portatile. Ciò che attirava il loro interesse era la cronaca delle partite di calcio commentate con enfasi dall’inconfondibile voce di Nicolò Carosio. Alla fine della trasmissione veniva ripetuto uno slogan pubblicitario che suonava così “ Se la squadra del vostro cuore ha vinto brindate con Stock 84, se ha perso consolatevi con Stock 84 “.

Questo poi proseguirà per più di quarant’anni facendo diventare popolari vari giornalisti sportivi come Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Beppe Viola, Italo Gagliano, Andrea Boscione e altri.

Il primo modello di radio a transistor fu lanciato nel 1954 dalla società americana Texas Instruments, pesava quasi tre etti e mezzo, funzionava a pile e costava, all’epoca, 50 dollari. Poco tempo dopo si mosse la Sony e con l’ingresso dei giapponesi la radiolina divento’ un oggetto sempre più piccolo, leggero ed economicamente accessibile a tutti.

Così questo apparecchietto portatile, caricato a pile, in grado di sintonizzarsi sulle frequenze radio della zona , capace di emettere suoni sempre e dovunque, invase spiagge e boschi rompendo i silenzi della natura.

All’inizio c’erano anche delle difficoltà di ricezione per cui si girava compulsivamente la ghiera delle frequenze cercando di orientare l’antenna chilometrica oppure se il posto non c’entrava per niente si dava la colpa alle pile.

I transistor hanno rivoluzionato non solo l’apparecchio radio, che fino ad allora era un mobile e bisognava che gli si scaldassero le valvole per poterlo sentire, ma tutta la tecnologia e persino i costumi sociali. Hanno infatti aperto la strada ad una serie di dispositivi mobili che sarebbero venuti anni dopo, dal walkman all’iPod fino agli attuali smartphone.

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