“Il cuore non invecchia mai” sostiene un detto popolare – riferendosi al cuore come sede dei sentimenti d’amore, sottintendendo quindi che invece l’involucro sì, il corpo invecchia e mostra l’età che ha; in effetti, però, pare che non necessariamente ciò debba incidere negativamente sulla vitalità dell’eros.
Nel suo “Trattato dell’età” Manlio Sgalambro (filosofo, scrittore, poeta) scrive che “È (la vecchiaia) il tempo della Grande Valutazione. Non porta né le rondini né la fioritura degli anemoni. Ma grandi Sì e grandi No.” In un articolo di commento al libro, un altro noto filosofo – e psicanalista – Umberto Galimberti, sul giornale “la Repubblica” ha scritto che “a differenza della fanciullezza, dell’adolescenza e della maturità che sono in balia della vita, la vecchiaia è in sé come ciò che è compiuto e perciò perfetto… In un certo senso la vecchiaia viene dal di fuori e sopraggiungendo opera quella scissione profonda tra tempo e individuo, per cui non si può più dire che l’esistenza è tempo, ma piuttosto che l’esistenza subisce il tempo: un tempo fermo, un tempo solido e opaco, un tempo che non passa mai, in cui si riflette il momento statico del mondo.
Finché non passa da quelle parti Amore.” Galimberti scrive anche che «Sgalambro qui non cerca ripari. Non si rifugia nella ‘giovinezza interiore’ che a suo parere è un luogo notoriamente malfamato, ma si rivolge alla ‘sacra carne del vecchio’ che contrappone a quella del giovane per dire che l’eros scaturisce da ciò che si è, non dalle fattezza del corpo, scaturisce da un’età che, non avendo più scopi, può capire finalmente cosa sia l’amore fine a se stesso, quando una sessualità totale succede alla sessualità genitale. “Non più la ‘rebellio membri genitalis’, il vile amore notturno, il fugace abbraccio, ma il trasalimento che, come in un’onda inesorabile che ritorna instancabile sulla stessa riva, è un tributo all’incarnazione senza riproduzione.” E aggiunge che «Questi favori, che anche a parere di Orazio: ‘la natura negò ai giovani’, consentono all’amore di raggiungere il proprio apice che non è nella ‘riproduzione’ a cui è legato l’animale di ogni specie, e neppure nel ‘piacere’ troppo omogeneo e compatto nella giovinezza della carne. L’apice dell’amore è nella conoscenza del tempo, non del tempo passato che si avvinghia a quello futuro, ma di quel tempo dei tempi dove l’amore e la morte, che in ogni orgasmo tutti sentono in qualche modo imparentati, trovano il loro modo ineffabile di abbracciarsi finalmente senza maschere e fraintendimenti. Qui si annida il segreto dell’età, dove lo spirito della vita guizza dentro come una folgore, lasciando muta la giovinezza, incapace di capire. »