LE INTERVISTE IMPOSSIBILI – di Carlo Della Bella

CARTESIO

Finalmente ho potuto parlare con Cartesio, quella che oggi si chiama un’intervista. Non era facile incontrarsi col grand’uomo, anche quando si trovava a Parigi e non andava a “nascondersi” in Olanda, dove esisteva una maggiore libertà di pensiero, per evitare possibili ingerenze della chiesa cattolica. Devo ringraziare un intermediario, il padre Mersenne, suo amico e confessore, che ci ha messo a disposizione la sua “cella”, per non dire salotto letterario, al convento dei Minimi.

L’occasione era unica, ero emozionato, e non trovavo il foglietto dove avevo annotato cosa chiedergli. Attaccai con le lodi.

«Lei è uno dei pochi filosofi che hanno fatto epoca: col suo cogito ha fondato la metafisica moderna mettendo al centro il soggetto, al posto del mondo delle idee o di un Dio; il suo Discorso del metodo è uno dei capolavori della letteratura filosofica; gli assi che strutturano la geometria analitica portano il suo nome; la sua figura è discriminante: prima e dopo Descartes.»

Mi ricordai in tempo che non amava essere chiamato col nome latino di Cartesius.

Qui lui mi fermò. «Tutto questo nessuno lo sa meglio di me. Ma lei è venuto qui solo per incensarmi?» Non cominciava bene. Spiegai.

«No, no, ho tante cose da chiederle, ho letto le sue opere.»

Entrai subito in argomento. «Il famoso metodo e le sue regole, cioè evidenza, analisi, sintesi e revisione. Sembra più il procedimento per la soluzione di problemi di geometria che un criterio “per ben condurre la ragione”, Voglio dire che la sua

“ragione” o “bon sens”, come la chiama nelle prime righe del Discorso, presenta una forte connotazione matematica.»

«Sarò sincero» cominciò. Una volta tanto, pensai. «In filosofia non ci sono solo ragionamenti e dimostrazioni, ci sono anche le convinzioni. E io sono sempre stato convinto del valore non solo conoscitivo, ma anche ontologico della matematica. Per me Dio, che ha creato il mondo, ha creato l’uomo e vi ha infuso un’anima razionale, ha una “mens mathematica”. La conseguenza è ovvia. Sono in buona compagnia, da Platone, Galileo, Newton fino ad Einstein.»

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