Madri e Figlie: Inversione di Ruoli – di Giorgetta Dorfles

Vi ricordate come una volta le ragazze, confinate nell’abbigliamento consono all’età giovanile, sognavano di poter accedere ai modelli più raffinati a livello sartoriale che solo le madri potevano permettersi? Si cresceva nell’attesa di poter mettere i tacchi alti, di indossare un tailleur, un cappotto di marca, una pelliccia. Adesso, come spiega la sociologa Monica Fabris, succede esattamente il contrario: sono le madri a voler emulare i gusti e i costumi delle figlie, a loro si ispirano per seguire l’ultima moda. Mezzo secolo fa le signore neppure si sognavano di usare i pantaloni, adesso non crea certo scandalo vedere una ultrasessantenne in jeans e scarpe da ginnastica. Così il guardaroba di un’adolescente è in parte interscambiabile con quello materno, in una confusione di stili e di tendenze.

Anche la sessualità non è più un argomento tabù, le madri non sono più le custodi della verginità delle figlie, ma possono accoglierne le confessioni sulle prime avventure o, addirittura, esibire ai loro occhi gli eventuali nuovi fidanzati, magari più giovani, senza pudori di circostanza. Già, perché le madri non intendono invecchiare, e tengono botta a forza di ginnastica e trattamenti estetici, inoltre mantengono una vita lavorativa soddisfacente: tutta un’altra storia dal vecchio angelo del focolare che covava le figlie e vigliava sulla loro condotta.

Queste le premesse da cui partono le nuove ricerche sociologiche che vedono, come osserva la Fabris, una nuova vicinanza generazionale tra madre e figlia, che si scambiano vestiti, ma anche informazioni e conoscenze. Esiste però un rischio nell’accorciarsi della distanza culturale fra generazioni e nell’ appianarsi di un conflitto che, “essendo fondato su forti differenze di valori e stili di vita, era il motore del progresso personale e collettivo”. Inoltre questa nuova omologazione “tende a bloccare il cambiamento, e a volte spinge verso l’involuzione sociale”.

Come dire che, se sono già perfettamente allineati sui parametri dei loro genitori, i giovani non hanno nessuno stimolo per tentare di crescere e riconoscersi diversi, di iniziare un processo di individuazione. Inoltre, poiché oggi molte madri si fanno chiamare per nome, il ruolo di “mamma” viene pian piano svuotato del suo significato simbolico: saranno perciò le figlie a scontare il fatto dell’abolizione del confine generazionale, trovandosi alle volte a dover diventare genitore di se stesse, se non della propria madre.

Quella tra madre e figlia è diventata una simbiosi, afferma lo psicoanalista Luigi Zoja:” Le due donne si fanno confidenze, custodiscono segreti che appartengono solo a loro, diventano amiche, quasi sorelle. Questa maggiore condivisione può però essere controproducente perchè rischia di venir meno il principio di autorità, la forma archetipica del genitore”. Quindi la nuova complicità, il desiderio di vicinanza e di reciproco sostegno può essere positivo solo se avviene all’interno di un rapporto in cui ciascuna mantenga la propria distinzione e autonomia e dove “la madre continua ad essere tale e non rinunci al suo ruolo di responsabilità verso la figlia”.


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