NEW YORK CAMPIONE DI LONGEVITA’ – di Giorgetta Dorfles

Sarebbe logico pensare che New York, la città più moderna degli Stati Uniti, paghi questo privilegio con dei ritmi di vita talmente frenetici da provocare gravi danni alla salute degli
abitanti. Invece, dai primi anni del 2000, l’aspettativa di vita è addirittura cresciuta di 10 anni, raggiungendo una media di 80,4 e collocandosi al terzo posto nella classifica degli stati americani più longevi, come la salutista California.

Ma cosa ha provocato questo cambio di rotta, visto che una volta i cittadini più abbienti facevano a gara per trasferirsi nella accogliente e placida atmosfera della Florida? E’ stato Mike Bloomberg, il sindaco miliardario, a trasformare la metropoli più caotica del mondo in un modello di benessere. Tutta propaganda, direte voi. In realtà questo giudizio proviene da una fonte totalmente affidabile, oltre che imparziale perché britannica: la prestigiosa rivista medica Lancet.

Quali sono i fondamenti di questa rivoluzione? Anzitutto la proibizione del fumo, non solo nei locali pubblici, ma anche negli spazi aperti, come parchi e campi sportivi. Una norma contestata duramente all’inizio dagli accaniti fumatori, che adesso è stata assunta perfino da molti condomini, che non esitano ad estenderla anche all’interno delle case.

L’ultima battaglia è stata quella contro i maxi beveroni, le bibite gassate, che avevano favorito l’obesità di un terzo dei newyorkesi. In realtà dietro queste imposizioni c’è un esperto, Thomas Farley, il medico maratoneta che afferma su Lancet:” Per troppo tempo i dipartimenti della Sanità si sono occupati di controllare la diffusione di malattie ed epidemie piuttosto di incrementare la salute dei cittadini”. In effetti ormai è noto che la prevenzione è una delle armi più efficaci per arginare il decadimento fisico, soprattutto nella terza età.

Si parte ovviamente dal regime alimentare, su cui Farley ha introdotto un drastico controllo: “ Ha reso obbligatorie le indicazioni delle calorie per i cibi venduti nei fast food e ha bandito i cibi transgenici”, aggiunge Lancet. A coronamento di questa campagna non poteva mancare una propulsione verso l’attività fisica: vengono così istituite centinaia di piste ciclabili, che saranno corredate da un imponente progetto di bike- sharing.

Cosa mancava per rendere New York la mecca della buona salute? Aboliti fumo, cibo spazzatura e condannando gli “happy hour”, bisognava dare una sferzata alla coscienza dei cittadini; da qui il proliferare di campagne informative che tappezzano la metropolitana sui rischi dell’obesità e i benefici della prevenzione.

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