Patente si, patente no… – di Giorgetta Dorfles

Sono passati i tempi in cui i nonni stavano gran parte del tempo seduti in poltrona o, al massimo, si facevano scarrozzare da qualche parte da figli e nipoti. Oggi il vessillo della loro autonomia è sicuramente l’auto, guidata con baldanza anche fino ai 90 anni.

Ricordiamo ad esempio l’aspra protesta di Margherita Hack, quando l’addetto al rinnovo della patente si era rifiutato perfino di ricevere la candidata novantenne. Che l’età avanzata non sia necessariamente sinonimo di decadimento cognitivo e d’inabilità motoria siamo d’accordo. Ma è proprio vero che gli anziani alla guida non rappresentino un rischio?

Alcune statistiche lo sostengono: i dati forniti da una commissione europea ci dicono che tra gli over 75 il tasso di incidenti mortali è 5 volte superiore alla media e quello delle lesioni gravi 2 volte maggiore.

Citiamo uno degli esempi più eclatanti riportato dai giornali: un guidatore di suv di 85 anni è riuscito a catapultarsi dentro una banca sfasciandone la vetrina e uccidendo una signora.

Bisogna anche considerare il fatto che, con l’allungarsi delle prospettive di vita, l’esercito dei nonni al volante, pronti a combinare disastri, sarà più che raddoppiato. E ci sono anche i numeri poco rassicuranti forniti dall’ Aci Istat sugli incidenti provocati da anziani, 14 per cento in più della media, tra gli 80 e gli 85 anni, e ben 25 in più fino agli 89.

Di fronte a queste premesse la Commissione trasporti ha sviluppato l’intenzione di cambiare le regole del Codice della strada. Il punto chiave è la frequenza del rinnovo della patente, oggi richiesto ogni tre anni oltre i 70 e ogni due per gli over 80, a meno che la persona non sia affetta da qualche malattia particolare, tipo diabete, epilessia o cardiopatia, ma c’è anche l’esigenza di un maggiore controllo, perchè i criteri per valutare i requisiti fisici richiesti per la guida sono gli stessi usati per qualsiasi altra età. Il governo Monti, infatti, con il decreto Semplifica Italia, aveva abolito l’obbligo per gli ultraottantenni di presentarsi ad una commissione medica locale, per sottoporsi ad approfondite analisi del cuore e dello stato psicofisico, per cui in pratica la verifica si riduce all’esame della vista, con l’autocertificazione per le malattie più importanti.

La stessa Società italiana di Geriatria sostiene che servono visite più specifiche, anche neurologiche, che possano valutare la prontezza dei riflessi e il possibile effetto dei medicinali assunti, che molti sono costretti a prendere. A sostegno di questa maggiore attenzione vengono citati i casi in cui un anziano in stato confusionale, forse in seguito ai farmaci, ha finito per imboccare l’autostrada contromano.

In conclusione, l’intraprendenza dei nonni al volante sarà anche una bella cosa, nel senso che va a nutrire l’autostima, ma anche avere consapevolezza dei propri limiti, specie quando c’è in gioco la vita degli altri, è sicuramente un’ attitudine auspicabile.

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