Questi due metodi di scrittura erano materie di insegnamento negli istituti tecnico commerciali fino agli anni 90, scuole per di più frequentate da ragazze che così potevano trovare una occupazione lavorativa.
Già negli anni 60-70 il lavoro di segretaria steno-dattilo era un’occupazione ambitissima per una donna che si affacciava nel mondo del lavoro. Agli annunci dei giornali «Cercasi dattilografa primo impiego, miti pretese “ si presentava una folla di aspiranti impiegate che avrebbero dovuto occuparsi di scrivere a macchina e stenografare su dettatura del capo ufficio, saper archiviare bene le pratiche e soprattutto saperle ritrovare. A quei tempi la domanda era superiore all’offerta. Infatti queste donne hanno partecipato da protagoniste ai cambiamenti epocali che si produssero in quella fase della storia italiana e introducono le premesse per la “modernizzazione” della posizione femminile nel mercato del lavoro. Il lavoro dell’impiegata negli uffici delle aziende, negli studi professionali, nelle pubbliche amministrazioni era svolto da migliaia di “signorine”, come allora venivano chiamate. “ Dire “signorina”, nel parlato comune, significava sottintendere che la persona cui ci si rivolgeva non era sposata, ma in ambito lavorativo quel termine acquisiva un significato quasi “tecnico”, identificativo di una sorta di “categoria”.
Ritornando al nostro titolo,
La stenografia è un metodo di scrittura che impiega segni, abbreviazioni o soli per rappresentare lettere, suoni, parole o frasi. Nacque allo scopo di poter scrivere alla velocità con la quale si parla per fissare immediatamente su carta tutte le informazioni ascoltate.
La stenografia moderna ha inizio verso la fine del XVI secolo e si sviluppa per circa due secoli, soprattutto in Inghilterra, con l’invenzione di diversi linguaggi a base geometrica: in particolare il sistema Taylor, adattato all’italiano da Emilio Amanti, ma perfezionato da Filippo Delpino, che lo rese il primo sistema largamente impiegato in Italia seguìto dal più efficiente sistema Pitman, adattato anch’esso all’italiano.
In tempi più recenti ha avuto grande diffusione il sistema inventato dal tedesco Franz Xaver Gabelsberger. Tale sistema si basa su tre principi: grafico, fonetico e linguistico-etimologico e si ispira al corsivismo. Fu rapidamente adattato a molte lingue.
Esistono tanti metodi e sistemi diversi di stenografia: in genere essi sostituiscono i simboli dell’alfabeto latino con segni che, per le loro forme particolari, possono essere riprodotti con maggiore celerità, per esempio linee dritte, cerchi, ecc.
I sistemi di stenografia vengono solitamente classificati in tre gruppi principali:
1. Sistemi geometrici: Consistono in segni geometrici per le consonanti, mentre le vocali sono in genere rappresentate da puntini e lineette.
2. Sistemi corsivi. Consistono in segni che per le consonanti si richiamano, in modo molto semplificato, alle lettere della scrittura ordinaria corsiva; e come tali sono collegati tra di loro da un filetto di unione. Le vocali sono in genere rappresentate in modo simbolico, modificando le consonanti.
3. Sistemi misti (o geometrico-corsivi). Questi sistemi tentano di conciliare le caratteristiche dei due tipi “classici” rappresentando sia le consonanti che le vocali con segni geometrici fissi e intersecando vocali e consonanti, in alcuni sistemi con un senso di scrittura contrario, in modo che le vocali vengano a fungere di fatto da filetti di unione che dànno al tracciato un andamento corsivo.
La dattilografia invece è la tecnica e la pratica della scrittura mediante l’uso di una macchina per scrivere (o, più in generale, di una tastiera).
La dattilografia è anche una disciplina professionale completa che ha avuto una grande evoluzione ed è entrata in ogni settore, in ogni lavoro d’ufficio e spesso, negli scorsi decenni, in associazione alla stenografia, al calcolo a macchina, alle tecniche della duplicazione ed alla contabilità meccanizzata.
La sua nascita risale alla seconda metà dell’Ottocento quando, in seguito alla produzione e commercializzazione delle prime macchine per scrivere della Remington & Son si intravede un nuovo modo di scrivere e comunicare ed una reale risposta alla necessità di presentare, archiviare e conservare dei testi non più manoscritti, ma sempre più simili a quelli tipografici.
L’ingresso e la diffusione della macchina per scrivere negli uffici più progrediti dell’Ottocento rende quindi indispensabile la ricerca di personale capace di utilizzarla al meglio per battere dei testi sotto dettatura o scritti da altri in forma di bozze. Sono soprattutto le donne che la esercitano, loro che per la prima volta hanno la possibilità di lavorare negli uffici, con l’opportunità di far carriera, ed iniziare una qualche forma di emancipazione dalla famiglia o da lavori sottopagati o poco gratificanti.
Così con l’avvento delle macchine per scrivere elettriche dotate dei primi automatismi il lavoro dell’operatore dattilografo viene di gran lunga facilitato e gli viene consentito di aumentare progressivamente la velocità di battitura senza venir meno alla precisione di battuta. Maggiore velocità viene consentita dalle macchine elettroniche con la possibilità di modificare il carattere e con
la possibilità di stampare lo stesso scritto dopo aver effettuato le modifiche necessarie che porta all’abbandono progressivo dei sistemi di correzione e dell’uso della carta carbone per le copie multiple.
STENO E DATTILO, MATERIE SCOLASTICHE DI UNA VOLTA
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