Truffe a Domicilio – di Giorgetta Dorfles

Il tempo dello scippo alla vecchietta sta ormai tramontando: il ragazzo che fugge strappando la borsetta è una scena dei tempi andati, perché ormai gli anziani sanno premunirsi da questi attacchi improvvisi. Consci della propria fragilità, e quindi del rischio che corrono in quanto obiettivo facile per questi piccoli criminali, i vecchi di oggi non portano dietro grosse cifre in contanti e preferiscono farsi accreditare la pensione sul conto corrente.

Così la “criminalità urbana”, come viene definita questo genere di delinquenza da Margherita Gerunda, sostituto procuratore alla Corte di Appello di Roma, ha dovuto escogitare un nuovo stratagemma per fare il “colpo” a danno delle persone più indifese e cioè una forma più raffinata di aggressione basata sulla truffa. Si tratta infatti di riuscire ad entrare nelle case, inventandosi un ruolo che possa far breccia nelle difese della persona anziana. Fingersi un conoscente di un figlio o di un nipote è una delle possibilità; ovviamente bisogna sfoderare dei dati che corrispondano alla realtà, e quindi conoscere a grandi linee la condizione della vittima e quella del parente. E come si trovano queste informazioni? Ce lo spiega il questore Maurizio Ludovici, vice direttore delle Scuola di Specializzazione della Polizia di Stato, citando degli esempi di falsi incaricati delle Asl che telefonavano agli anziani per raccogliere i parametri validi per l’esenzione dal ticket. “In questo caso è chiaro che è la stessa vittima ad essere invogliata a rispondere nel modo più esauriente alle domande”.

A monte di tutto questo, però, c’è sicuramente la fondamentale solitudine dell’anziano: quando i figli abitano in un altro quartiere o sono lontani, i conoscenti latitano e manca il contatto con i vicini di casa, pur di uscire dall’isolamento si tende a fidarsi del primo che dimostri qualche interesse.

Come si può intervenire per fronteggiare questo genere di truffe? Certo non basta la presenza del poliziotto di quartiere, afferma la Gerunda, inoltre gioca anche la sfiducia nelle istituzioni: “Alcuni anziani che avevano subito un furto, mandati da una stanza all’altra dopo un’estenuante attesa avevano rinunciato a sporgere denuncia.”

E’ il questore Ludovici a dare un’indicazione: la soluzione migliore sta nella prevenzione del crimine tramite la formazione degli anziani, che vengano messi al corrente su quali siano le situazioni a rischio e possano informare la polizia riguardo a fatti strani o telefonate sospette. E’ una sorta di inversione di ruoli: non è più l’istituzione ad aiutare la collettività nel suo bisogno di sicurezza, ma è il cittadino ad aiutare la polizia.

Comunque c’è bisogno anche di un cambiamento sociale che tolga l’anziano dal suo isolamento fornendo delle occasioni di aggregazione. L’inserimento in circolo ricreativi o associazioni dove possa incontrare i suoi pari può garantire assistenza, solidarietà e compagnia. Solo così verrà meno il bisogno di aprire la casa a chiunque offra un minimo di attenzione.

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