Una vita fuori dal comune, quella raccontata dalla signora Tosca Zamperla che, a 86 anni, ripercorre le esperienze di una compagnia di artisti girovaghi. La sua era una famiglia allargata che, con i diversi rami, andava via via a ingrossare il numero della comitiva. Vista l’origine veneta, giravano col loro padiglione sopratutto in questa regione, ma alle volte si spostavano anche in Emilia. Nonostante le difficoltà, c’era anche il tempo di guerra e d’inverno bisognava fare i conti col freddo, il lavoro non si fermava mai. Vediamo in quali ruoli si trovava più a suo agio la signora Tosca.
“Mi piaceva soprattutto quello della maestrina, che mi ha procurato un complimento non da poco: mi hanno detto che non avevo nulla da invidiare alla Emma Gramatica. Eppure l’avevo preparato in una sola settimana, ma mi era facile imparare le parti, perché avevo un grande affiatamento con i membri della compagnia familiare. Ho avuto anche soddisfazione con Tosca, Giulietta, Maria Goretti: si, facevamo anche dei drammi religiosi, specie nella settimana santa. Devo dire che mi piacevano più le commedie leggere, come quelle di Nicodemi, mentre i drammoni li amavo di meno. Certo non era facile passare da un personaggio all’altro: la sera precedente ero una Tosca drammatica, gelosa e appassionata e il giorno dopo una Santa Rita da Cascia.” Con tutti questi personaggi ci sarà stato il problema dei costumi…
“Avevamo grandi armadi e persino una roulotte carica esclusivamente di costumi. Per le nuove messe in scena c’era la sarta che cuciva per noi. Naturalmente era un capitale non indifferente, se si considera che in un mese c’erano 30 lavori in cui bisognava vestire le persone. Curavamo anche la parte scenografica, perché alcuni di noi dipingevano e quindi i fondali erano anch’essi opera di famiglia.” Ci sono sicuramente degli episodi da ricordare …
“Certo, come la frequentazione con la Toti Dal Monte, che veniva a vederci a Treviso quando stava nella villa di Barbisella. Una volta mi ha fatto un complimento che mi ha molto lusingata, dicendo che avevo una tale spontaneità, una sicurezza nell’interpretazione, da non avere bisogno di un regista. Con la Toti andavamo spesso ad assistere alle rappresentazioni di Cesco Baseggio al teatro comunale. Il grande attore, quando andavamo a chiedergli la foto con l’autografo, ci accoglieva con estrema naturalezza: -Fioi, benedeti, vegni qua- ”
Ma c’è un incontro in particolare che va citato…
“Mentre papà e nonno erano attivi nel ramo della prosa, gli zii e i cugini stavano nel circo equestre ed avevano anche i Luna Park. Quando si trovavano alla Garbatella, incontrarono Fellini che stava cercando un circo piccolo, a gestione familiare, per girare “La Strada”. Così ha usato i miei parenti filmandoli nelle mansioni che svolgevano usualmente. Poi li ha fatti entrare a Cinececittà e sono rimasti a Roma per dedicarsi al cinema. Hanno girato dei film storici e dei western all’italiana e così hanno fatto fortuna.”
Ma c’è una curiosità all’inizio di questa vita avventurosa: Tosca è andata in scena appena nata, ancora in fasce.
Ennesima conferma del fatto che il teatro è stata la sua vita.