Vuoti di Memoria – di Giorgetta Dorfles

Quante volte, dopo un certa età, ci si trova a dover ammettere:” Ce l’ho sulla punta della lingua,
ma non mi viene!” Sono i nomi, che sembrano giocare a nascondino con la nostra memoria e, più
gli anni avanzano, più queste defaillances ci affliggeranno.
Ma non bisogna vergognarsi, né preoccuparsi troppo: si tratta di un fenomeno normale ed è ormai
dimostrato dalla scienza che è molto più precoce di quanto si potesse pensare. Infatti lo studio di
due importanti strutture, l’University College di Londra e il Centro di ricerche epidemiologiche di
Parigi, dimostrano che il declino delle facoltà di ragionamento e di memoria comincia nel 3,6 %
degli uomini e delle donne già dopo i 45 anni. Questi scienziati hanno sottoposto un campione di
persone a una serie di 65 test verbali e matematici per valutare il ragionamento deduttivo e le
capacità di individuare regole e principi. La direttrice della ricerca ha concluso che, vista la crescita
esponenziale di anziani nel mondo, comprendere il processo di invecchiamento cerebrale sarà una
delle sfide del secolo. Purtroppo per ora si può agire solo sulla prevenzione, ma si spera che
ulteriori studi trovino la chiave per aggredire il problema.
Esistono quindi delle strategie per evitare che questo deterioramento possa sfociare col tempo
nella demenza. Intanto bisogna sapere che cuore e mente sono profondamente correlati, per cui le
prescrizioni indicate per il buon funzionamento della circolazione, come attività fisica e dieta
equilibrata, proteggono anche la memoria. Ma ci sono degli elementi più specifici, derivati dal cibo,
che possiamo assumere come alleati: oltre alla già nota azione degli Omega 3 (presenti in gran
numero nei nostri sardoni e sgombri), si è scoperto l’effetto benefico di altri alimenti naturali che
contengono flavonoidi: non dispiacerà certo fare uso costante di tè verde, mirtilli e, udite udite,
vino rosso! Infine citiamo il magnesio, che aiuta la memoria spaziale e associativa.
Un antidoto che non ci si aspetterebbe per mantenere in forma la nostra mente deriva dalla musica.
E’ stato dimostrato che chi suona uno strumento ha un cervello più plastico a qualsiasi età, perché la
musica favorisce la capacità di concentrazione, la memoria e perfino il quoziente intellettivo. Altro
rimedio, accessibile a tutti, è l’esposizione alla luce, che incide sull’orologio biologico e sulla
secrezione ormonale, aiutando le facoltà logiche e matematiche e accorciando il processo di
reazione agli stimoli. Una bella passeggiata, oltre a influire sulla nostra salute generale, agisce
anche sulla nostra psiche, tanto che può addirittura equipararsi a un antidepressivo.
C’è un altro fattore curativo scoperto di recente: la stretta relazione tra sonno e memoria.
Dormendo i neuroni riorganizzano le loro connessioni, eliminando quelle sovrabbondanti e
rafforzando quelle utili. Purtroppo molti anziani soffrono d’insonnia: che sia anche questo un fattore
scatenante la perdita di memoria?

Infine, rallegriamoci con una buona notizia, che richiama la favola della lepre e della tartaruga: il
cervello più lento, ma più sicuro di sé dei vecchi, va più lontano di quello a reazione immediata dei
giovani. Lo sostengono degli scienziati canadesi, che dimostrano come l’anziano sappia
amministrare meglio la propria materia grigia, perché ha più esperienza e non mette in azione la
risposta a uno stimolo o alla soluzione di un problema prima di averci ragionato sopra. La scienza,
così, pone l’avallo a un antico luogo comune: invecchiando si diventa più saggi!

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